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Un
survival, una
storia di sopravvivenza che vede
un piccolo gruppo di persone – una scrittrice di libri per l’infanzia e alcuni bambini – vagare per le
strade desolate di
un continente europeo devastato da una catastrofe climatica tanto improvvisa quanto misteriosa.
Una fitta coltre di nubi ha, infatti, oscurato il Sole, facendo scendere le tenebre su gran parte della Terra.
L’inspiegabile fenomeno ha, però, dato origine a un “effetto collaterale” ancora più
spaventoso e distruttivo:
i vampiri, creature soprannaturali che fino a quel momento avevano vissuto sul pianeta mescolandosi agli esseri umani e puntando a tenere loro nascosta la propria esistenza,
hanno adesso la possibilità di agire in un habitat del tutto nuovo.
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Senza più temere la minaccia della luce diurna, alfine
liberi dalle limitazioni imposte da un’alternanza tra giorno e notte che li rendeva più deboli e vulnerabili,
i nosferatu si aggirano ora indisturbati all’aria aperta,
dando la caccia alle creature viventi e
progettando un nuovo ordine mondiale.
È questo, in sintesi,
l’assunto di base da cui prende il via
La Terra dei Vampiri, graphic novel che
Les Humanoïdes Associés hanno prodotto e pubblicato originariamente sul mercato transalpino, in tre capitoli suddivisi in altrettanti album.
Un’opera che invece Mondadori Comics ha deciso di presentare in Italia in un’unica soluzione sul ventesimo volume della collana “Fantastica”, uscito da qualche giorno nelle edicole e presto disponibile anche nelle librerie, nelle fumetterie e negli store online.
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Sospeso tra
horror gotico, narrativa splatter, thriller e avventura,
La Terra dei Vampiri è
frutto della collaborazione di due autori spagnoli:
lo sceneggiatore David Muñoz e
il disegnatore Manuel García, entrambi con, alle spalle, un retroterra artistico solo in parte legato all’industria della
bande dessinée francese.
Ne è scaturita
una storia solida, dura, che rivisita l’oscuro mito del vampirismo senza concessioni al romanticismo, ma anche
senza rinunciare agli approfondimenti psicologici e alla descrizione sensibile delle relazioni tra i protagonisti.
Un fumetto carico di azione, di scene disturbanti e di esplosioni cruente che, però,
pone in scena anche i tormenti interiori, le commoventi speranze e le atroci delusioni di una cast di personaggi a tutto tondo, ora dolenti, ora coraggiosi, ora vittime, ora carnefici.
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Se volessimo fare una rapide ricognizione sui
riferimenti intertestuali potremmo dire che
La Terra dei Vampiri espande l’assunto di base di 30 giorni di buio,
un’altra opera a sfondo vampiresco nata come fumetto, ma conosciuta ai più per la sua altrettanto riuscita versione cinematografica: un comic-book di culto – scritto da Steve Niles e illustrato da Ben Templesmith – incentrato su una cittadina dell’Alaska presa d’assalto da un’orda di non-morti mentre incombe l’oscurità dell’inverno polare.
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Spingendoci oltre,
il romanzo grafico di Muñoz e García potrebbe addirittura fungere da ideale prequel di un film come Daybreakers: L’ultimo vampiro, nel quale gli sceneggiatori e registi Michael e Peter Spierig immaginano
un’intera civiltà di succhiasangue che sfrutta gli ultimi sopravvissuti della specie umana come ormai inermi bestie da munta. O - perché no? -
potrebbe connotarsi come un pessimistico spin-off della trilogia di Blade, vista la presenza di
characters, di elementi narrativi e di concetti visivi che paiono ricatturare lo spirito delle pellicole imperniate sulle gesta del
dampyr della Marvel Comics.
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Non c’è nemmeno tanto da meravigliarsi di questa ricchezza di rimandi, se si ripercorre a fondo l’interessante curriculum professionale degli autori.
Muñoz –
madrileno, classe 1968 – dopo aver studiato Belle Arti, ha esordito come sceneggiatore scrivendo
le avventure grottesche e revisioniste di un gruppo di supereroi ispanici (
Rayos y Centellas),
drammi intimisti e storici (
Miedo,
Sordo),
storie di fantascienza (
El último viaje a la Luna) e
saghe fantasy (
Le Manoir des Murmures, un’altra produzione di successo de Les Humanoïdes Associés).
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"La spina del Diavolo" © Canal+/Warner[/caption]
Muñoz – che
porta avanti da alcuni anni un laboratorio di sceneggiatura e scrittura creativa all’Università di Salamanca – è, tuttavia, noto anche per i suoi
script per la TV (Las aventuras del capitán Alatriste) e il Grande schermo (La posesión de Emma Evans, Los Totenwackers, Intrusos en Manasés), tra i quali spicca quello relativo a
La spina del Diavolo, caposaldo del
rinomato filone cinematografico horror di matrice spagnola diretto da
Guillermo Del Toro, guarda caso anche regista dello spettacolare
Blade II e creatore della serie targata FX
The Strain.
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Manuel Garcia[/caption]
Dal canto suo, il disegnatore
Manuel García –
nato nel 1974, formatosi all’Università di Valladolid e residente anche lui a Salamanca – prima ancora che in Europa
ha avuto la possibilità di mettersi in luce negli Stati Uniti, lavorando per
la Marvel (
Wisdom,
Mystica,
The Avengers,
Widowmaker,
Hawkeye: Avenging archer,
Black Panther, ecc.),
la DC Comics (
Green Arrow,
Aquaman,
Justice League Saga),
la Dark Horse (
Star Wars: La guerra dei cloni) e
la Valiant (
Bloodshot).
Per García La Terra dei Vampiri ha rappresentato un vero e proprio viatico per il mercato continentale.
Un’esperienza inedita rispetto ai suoi trascorsi,
graziata da un eccellente riscontro di critica e di pubblico.
Un apprezzamento che gli aperto le porte di Ils ont fait l’Historie, un’importante collana edita da Glénat che propone rigorose e artisticamente pregevoli biografie a fumetti di personaggi storici famosi. Nello specifico,
il disegnatore spagnolo ha illustrato – su testi di Denis-Pierre Filippi e colori dell’italiana Sara Spano –
un volume dedicato alla figura di Gengis Khan.
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Abbiamo raggiunto García per scambiare con lui quattro chiacchiere a proposito de La Terra dei Vampiri e della cifra stilistica che contraddistingue il graphic novel. Per l’occasione, ci ha pure aperto l’accesso al cospicuo e incantevole archivio dei suoi disegni:
Mondadori Comics: Manuel, com’è nato il progetto de La Terra dei Vampiri?
Manuel García: “Be’, da quel che so il progetto è nato da un’idea di David Muñoz e di un altro disegnatore. A un certo punto, però, la serie si è ritrovata senza illustratore prima ancora che il primo capitolo fosse messo in cantiere. Così David e la casa editrice si sono messi in cerca di un rimpiazzo e io mi trovavo a passare da quelle parti. Ho fatto una prova ed evidentemente si sono trovati bene con me.”
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MC: Le tavole de La Terra dei Vampiri sono caratterizzate – pur non mancando le opportune variazioni – da una ricorrente costruzione su sei strisce e da lunghe vignette orizzontali che tendono a restituire l’idea di un widescreen cinematografico. Qual è stato il tuo approccio alla loro costruzione grafica?
MG: “Questa serie ha rappresentato il mio primo lavoro per il mercato della
bande dessinée franco-belga e, in un primo momento, ho avvertito molto le differenze esistenti tra questo tipo di album e i
comic-books americani, coi quali avevo maggiore dimestichezza. Però ho avuto la fortuna di trovare uno sceneggiatore come David, che ha una visione molto grafica della storia. In pratica, le sue sceneggiature contengono le istruzioni su come impostare le pagine. Tutto tende a risolversi in maniera facile ed elegante. Si nota chiaramente che David tende a immaginare i suoi script per il fumetto nella loro resa visiva finale. Questa è una dichiarazione di apprezzamento, eh! Ci tengo a precisarlo perché qualcuno potrebbe pensare che sarebbe meglio se non lo facesse.”
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MC: Quindi che tipo di collaborazione hai costruito con Muñoz? Ti sei trovato qualche volta a suggerire qualcosa nell’architettura della storia o a suggerire qualche scena?
MG: “Devo necessariamente parlarvi ancora una volta delle differenze esistenti tra il sistema di scrittura americano e quello europeo. Penso che con David sono riuscito a portare avanti una collaborazione assai stretta, non come è avvenuto con gli sceneggiatori americani coi quali ho lavorato, abituati a scambiare un paio di e-mail di cortesia o poco più (questa almeno è la mia esperienza, anche se riconosco che anch’io, da questo punto di vista, non di rado lascio a desiderare
[Ride, N.d.R.]).
“Man mano che si procedeva nella realizzazione de
La Terra dei Vampiri, credo di averlo “contagiato” più io col sistema americano di quanto lui abbia fatto con me col sistema europeo
[Ride, N.d.R.]. Ci siamo sempre trovati bene insieme, ma - che dire? - quando incomincio a disegnare e non trovo particolari intoppi sono abituato a trovare anche soluzioni personali. David era sempre d’accordo col modo in cui procedevo nell’impostazione e nella disposizione di certi elementi e così mi ha lasciato il mio spazio senza problemi.”
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MC: Quali referenze artistiche si possono riscontrare nel tuo stile?
MG: “Ah! Referenze?! Tutte quelle che volete…Ci sono volte che vado in fissa per certi disegnatori, poi mi appassiono ad altri. Mi piacciono una montagna di disegnatori, ma se dovessi citarne uno solo, questo sarebbe il vostro conterraneo Tanino Liberatore, senza dubbio il mio artista di fumetti preferito. E mi piacerebbe molto che qualche traccia del suo lavoro si potesse cogliere nel mio!”
MC: Alla fine come consideri questa tua esperienza su La Terra dei Vampiri?
MG: “La serie ha rappresentato un lungo cammino, non sempre privo di complicazioni. Ma, una volta giunto alla fine, devo dire che sono molto orgoglioso del risultato definitivo. E questo è stato possibile senza dubbio grazie al fatto che dietro la storia ci fosse uno sceneggiatore fantastico come David. E non dimentichiamoci del contributo fondamentale alla parte grafica che ha fornito Javier Montes, il colorista, al quale va riconosciuto un superbo lavoro. Le sue scelte cromatiche mi danno, di tanto in tanto, voglia di riprendere in mano i tre album originali che compongono
La Terra dei Vampiri per andarmeli a riguardare con gusto. Da quando ho incominciato a lavorare con lui ho sempre cercato di coinvolgerlo nei miei progetti. Purtroppo il ragazzo è sempre molto ricercato. Male per me, ma bene per lui!
[Ride, N.d.R.]”.
MC: Grazie per esserti intrattenuto con noi, Manuel.
MG: “Grazie a voi. È bello sapere che in Italia esiste già un’edizione integrale de
La Terra dei Vampiri raccolta in un unico volume. Non vedo l’ora di poterla avere tra le mani.”