


L'ultima serie a fumetti scritta e illustrata da Noé, "Douce, Tiède & Parfumée" © Glénat/Ignacio Noé
Illustrazioni e opere di Noé possono essere ammirate a questi indirizzi web: www.ignacionoe.com.ar http://ignacio-noe.blogspot.com.ar/ https://www.pinterest.com/ignaciono/ignacio-noé-comics-and-illustrations/[shop id=3950 class="aligncenter"] | [shop id=4625 class="aligncenter"] |
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Sketch e layout realizzati da Stefano Raffaele per "Pandemonium"
Raffaele, a cui si deve la spettacolare parte grafica di Prometeo, una hit della collana “Fantastica”, ci ha fornito in esclusiva sketch e layout relativi a Pandemonium. Il materiale troverà, in parte, spazio anche in appendice al volume, accanto a un’ampia postfazione di approfondimento storico, firmata da Christophe Bec, sulla leggenda maledetta di Waverly Hills. [gallery link="file" size="medium" ids="7244,7234,7240"]Sketch e layout realizzati da Stefano Raffaele per "Pandemonium"
Mondadori Comics: In Pandemonium – che rappresenta l'inizio della tua proficua collaborazione con Christophe Bec – fai sfoggio di un tratto assai diverso da quello che ti contraddistingueva quando lavoravi per l'Italia e gli Stati Uniti. Sembra quasi che da una cifra stilistica alla Marc Silvestri tu sia passato a una che guardava http://www.mondadoricomics.it/wp-admin/themes.phpinvece a Milton Caniff o – per citare un alcuni artisti contemporanei – a David Mazzucchelli, Michael Lark e Lee Weeks. Com’è avvenuta questa mutazione? Stefano Raffaele: “Già un paio di anni prima che intraprendessi la realizzazione grafica di Pandemonium, avevo cominciato un lavoro di distacco completo dal mio stile precedente, che era adatto esclusivamente a un fumetto di genere supereroistico. L’evoluzione del mio stile di disegno l’ho ottenuta guardando e analizzando attentamente un’infinità di vecchi film classici in bianco e nero. Analisi che poi ho cercato di mettere a frutto nelle mie tavole. [gallery link="file" size="medium" ids="7242,7237,7238"]Sketch e layout realizzati da Stefano Raffaele per "Pandemonium"
“È una mutazione ancora in corso, perché non smetto mai di cercare nuovi modi per far evolvere il mio tratto. È la parte più interessante del mio lavoro, in fondo. Mi piace pensare che tra altri dieci anni avrò uno stile completamente diverso e ancora più efficace.” MC: Pandemonium per te rappresentava una doppia sfida, visto che l'azione principale si svolge nel 1951 e ha richiesto, quindi, una certa dose di documentazione. Come hai provveduto in tal senso? [gallery link="file" size="medium" ids="7246,7248,7249"]Sketch e layout realizzati da Stefano Raffaele per "Pandemonium"
SR: “Questo è stato abbastanza semplice. Abiti, automobili, acconciature: la ricerca ha prodotto tantissimo materiale, che poi ho inserito nella storia.
“La sfida più difficile, invece, consisteva nel rendere quel vecchio sanatorio un personaggio vero e proprio: un obiettivo cruciale nel riuscire a raccontare una storia come Pandemonium. Mi hanno aiutato in questo senso un paio di vecchi video d’epoca che ho trovato, proprio sul Waverly Hills Sanatorium. Luogo ancora oggi di un fascino incredibile e che non mi dispiacerebbe riuscire a visitare, prima o poi!” [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7250,7252"]Sketch e layout realizzati da Stefano Raffaele per "Pandemonium"
MC: In quale modo hai interagito con Bec sul piano dello storytelling?
SR: “L’interazione col lavoro di Christophe è molto naturale. Ci siamo trovati bene a lavorare insieme fin dalla prima pagina di Pandemonium. Abbiamo gusti simili, e anche una stessa visione della narrazione a fumetti. Questo mi permette, quando leggo le sue sceneggiature, di avere immediatamente in testa la scena così come lui l’aveva immaginata.” [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7253,7254"] MC: In Pandemonium c'è, ancora più che in altri tuoi lavori, una grandissima attenzione agli sguardi e alle espressioni dei personaggi... SR: “Sì, secondo me il lavoro sugli sguardi e sulle espressioni era fondamentale. Molto spesso, in tantissime scene, disegno occhi che nella realtà non potrebbero esistere, ma che secondo me rendono alla perfezione il sentimento del personaggio. Questo fa sì, credo, che poi anche un occhio “inventato” non stoni nell’ambito di uno stile realistico.” [gallery link="file" size="medium" ids="7241,7244,7232"] MC: Sei giunto all'horror grazie alla tua opera d'esordio per il mercato francese, la peculiare zombie story Fragile. Il fumetto è un medium col quale risulta storicamente difficile incutere davvero la paura nei lettori. Tensione e pathos, sì, ma raramente un sentimento di panico. Pandemonium riesce invece benissimo in tal senso, suscitando reazioni emotive molto forti. Qual è stato il segreto tuo e di Bec? [gallery link="file" size="medium" ids="7235,7236,7245"] SR: “Per quanto riguarda il disegno, ho cercato di trasmettere angoscia al lettore in tanti modi. Dalle inquadrature, alle posture dei personaggi, al tipo di segno da impiegare, tutto era finalizzato a un unico scopo: tenere sempre altissima la tensione. Non ho usato una linea chiara, ma un bianco e nero a “macchie”, con un tratto che va dal finissimo al molto spesso. L’effetto finale, per me, è molto angosciante e particolare. Per certi versi ricorda film d’epoca in bianco e nero; per altri, lavori più moderni e crudi.” MC: C'è qualche sequenza nel graphic novel che hai avuto difficoltà a disegnare proprio perché troppo estrema e disturbante? [gallery link="file" size="medium" ids="7247,7251,7224"] SR: “Pandemonium contiene alcune scene estremamente violente e pesanti. Un paio di queste, in particolare, hanno rappresentato una bella sfida per quanto riguarda la resa finale. La parte difficile era il cercare di non scadere nello splatter puro, e allo stesso tempo colpire comunque il lettore in modo diretto e senza filtri. Non posso però scendere nei dettagli, altrimenti cadrei inevitabilmente negli spoiler!” MC: Ti ringraziamo per esserti intrattenuto ancora una volta con noi, Stefano! SR: “Grazie a voi!” [gallery link="file" size="medium" ids="7221,7222,7223"]Tavole a matita disegnate da Raffaele per "Pandemonium"
“Christophe Bec e Stéphane Betbeder uniscono i loro talenti per la prima volta in questo ambizioso progetto, che unisce fantapolitica, la fantasia e l'esoterismo.” Bedetheque
"Eureka", la rivista di strip e attualità della mitica Editoriale Corno
Da questo punto di vista, gli anni Settanta sono tutt’ora considerati come un periodo d’oro. Basta pensare alla mitica Editoriale Corno, che diede vita a pubblicazioni antologiche passate alla storia: non solo la rinomata rivista “Eureka”, ma, forse ancora di più, la parallela, straordinaria collana mensile, in formato tascabile, “Eureka Pocket” – ricca di firme e di character affascinanti, presentati spesso in anteprima assoluta per l’Italia – o la prestigiosa “Superfumetti in film”, dedicata al rapporto osmotico da sempre esistente tra cinema e fumetto. [gallery size="medium" link="file" ids="7361,7362,7363"]La collana "Superfumetti in film" dell'Editoriale Corno
E strettamente legato a quella fase storica è il successo di Gulp! e SuperGulp! - Fumetti in TV, trasmissioni televisive i cui personaggi di punta gravitavano proprio nell’orbita della Corno (uno status di frequente ribadito, a quel tempo, sulle testate dell’editore milanese). Nelle nostre intenzioni, la collana “Superfumetti” – il cui primo numero è disponibile da ieri nelle edicole, accanto a “TV Sorrisi e Canzoni” e a “Panorama”, mentre lo sarà, tra qualche settimana, nelle fumetterie, nelle librerie e nei negozi online – intende proprio recuperare il “sense of wonder” col quale venivano accolte le più importanti testate antologiche (e non solo) pubblicate nell’arco di quel decennio. E vuole farlo dimostrando – anche per merito di un ampio formato teso a mettere in risalto la bellezza dei disegni e delle tavole – quanto siano ancora oggi forti e cool i titoli sui quali si fondava il loro alto indice di gradimento tra i lettori. [caption id="attachment_7364" align="aligncenter" width="1024"]© De Maria/Bonvi/Eredi Bonvicini
[caption id="attachment_7368" align="alignright" width="218"]Alcune, famosissime strip di "Sturmtruppen" © Bonvi/Eredi Bonvicini
Cover originali di storie di Spider-Man e Iron Man © Marvel Entertainment Group
Nel volume dedicato a Spider-Man – solo per fare un rapido esempio – spicca la presenza de Il capitolo finale, un’avventura che viene considerata come uno dei capolavori grafici e di storytelling del grande Steve Ditko. Allo stesso modo, il dittico composto da Niente può fermare il Fenomeno! e Il nemico imbattibile! viene ancora oggi indicato in molte accademie del fumetto come uno dei massimi vertici del Marvel-style. A illustrarlo, un John Romita jr. in grado di restituire su carta, in maniera credibile e naturalistica, lo spessore, il peso e il dinamismo di personaggi di assoluta fantasia, impossibili da immaginare nel mondo reale. [gallery size="medium" link="file" ids="7375,7376,7377"] Non perdete, quindi, nessun appuntamento con “Superfumetti”: ogni numero – ciascuno dei quali accompagnato da redazionali densi di notizie, spiegazioni e curiosità – riuscirà a donarvi sempre qualche irrinunciabile sorpresa o qualche insospettabile approfondimento sul magico mondo della narrativa disegnata e sui quei personaggi che hanno contribuito a renderla un’arte irrinunciabile.“Ognuno di noi deve prendere un volto nuovo.” Joseph Fouché
Layout di tavola, matite e una cover di Genzianella per Bunker © Dupuis Bec/Betbeder/Genzianella
Genzianella – il cui sito personale si trova all’indirizzo www.nicolagenzianella.com – ha gentilmente accettato di intrattenersi un po’ con noi per rispondere ad alcune domande. Per l’occasione ci ha, inoltre, fornito in esclusiva tavole e sketch originali che attestano il certosino lavoro di preparazione da lui svolto per Bunker e che vanno a integrare il backstage presente in appendice al volume di “Fantastica”.Tavole di Genzianella per "Bunker" © Dupuis Bec/Betbeder/Genzianella
MC: Rispetto ai tuoi contributi per la Sergio Bonelli Editore, ancora adesso la tua publishing house di riferimento, su Bunker hai dovuto adottare una nuova costruzione della tavola, passando dalle tre alle quattro strisce e ampliando il numero delle vignette per pagina. Hai avuto difficoltà in tal senso oppure hai usufruito dell’ausilio di un decoupage esterno? NG: All’inizio ho fatto un po’ fatica… Ti rendi conto da subito che è una fase iniziale, quella della costruzione della tavola, che richiede una certa dose di studio e può fare la differenza nell’equilibrio complessivo della resa artistica e della narrazione. Bisogna dare il giusto spazio alle singole vignette, seguendo comunque le indicazioni della sceneggiatura e rispettando le regole della leggibilità. Posso dire di aver fatto quasi sempre tutto da solo e, contrariamente a quanto avviene oggi, non facevo visionare a Bec i layout, ma direttamente le matite. [gallery link="file" size="medium" ids="7426,7427,7428"]Altre tavole disegnate da Genzianella per "Bunker" © Dupuis Bec/Betbeder/Genzianella
MC: Hai avuto libera scelta nelle inquadrature delle vignette – sempre molto dinamiche e angolate, ai limiti del vertiginoso – oppure hai seguito delle precise indicazioni da parte degli sceneggiatori? NG: Certamente la sceneggiatura fornisce delle indicazioni, ma sono io che decido il risultato finale. Se, giusto per fare un esempio, l’indicazione dello script riguarda un’inquadratura dal basso, devi farla ovviamente dal basso, ma decidi tu di quanto angolare, la luce, la disposizione dei singoli elementi e così via. MC: Tra i tuoi numi tutelari citi Aldo Capitanio, Alarico Gattia, Gino D’Antonio, Victor De La Fuente… Le loro influenze artistiche si avvertono molto in Bunker, in particolare all’interno del secondo capitolo, contraddistinto da una peculiare ambientazione mediorientale, densa di spazi e colori desertici… [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7429,7430"]Sketch di Genzianella per "Bunker"
NG: La loro influenza si percepisce nel mio modo di disegnare quotidiano. In realtà, per quanto riguarda Bunker, il primo passo è stato quello di studiarmi a fondo il modo di disegnare di Bec, dal momento che mi era stato chiesto di continuare la sua opera. Ovviamente mettendoci del mio. Con il tempo, poi, negli album successivi, ho acquisito uno stile più definito e personale. Per le ambientazioni mi sono comunque attenuto al materiale e alle indicazioni di cui andavo in cerca e che in parte mi veniva fornito. MC: La texture dei tuoi disegni è molto curata, con tratteggi e ombreggiature di grande raffinatezza. Come procedi nella definizione di figure e volumi? Ricorri a modelli, fotografie, ecc.? [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7431,7432"]Sketch di Genzianella per "Bunker"
NG: Nel secondo album, non avendo ancora dimestichezza con i canoni della bande dessinée, ho mantenuto un’inchiostrazione più semplice, fondata su una linea più chiara, limitando il tratteggio perché pensavo non si dovesse caricare troppo la tavola. Poiché non ne ero molto soddisfatto, già a partire dal volume successivo ho dato maggiore spessore all’inchiostrazione, avvicinandomi di più, diciamo, a quella che adotto per “Dampyr”. Come sempre, ricorro a materiale fotografico (con l’ausilio di libri o di internet) e, per le figure e i modelli, anche ai vecchi e cari fotoromanzi. Ho scoperto che Bec ricorre alla mia stessa tipologia di fonti. MC: Hai contribuito, in qualche modo, alla definizione della parte cromatica oppure si tratta di un intervento esclusivamente esterno? NG: No, l’intervento è stato di pertinenza assoluta della colorista, la brava Marie-Paule Alluard. Tra l’altro, a quanto mi risulta, una colorazione fatta a mano, quindi molto naturale. MC: Bunker è situato in una dimensione ucronica, con al centro un impero che rimanda alla realtà dei Paesi dell’Europa dell’Est. Con quale criterio hai plasmato le ambientazioni e il vestiario dei personaggi? Quali riferimenti iconici hai adottato? [gallery link="file" size="medium" ids="7443,7444,7445"] NG: Anche in questo caso le indicazioni mi sono state fornite dagli sceneggiatori e, in parte, ho fatto riferimento, specialmente per le divise, al primo capitolo disegnato da Bec. È vero che ci troviamo in un universo fantastico, ma, come avete ben notato, si rifà quasi sempre a una realtà precisa, con ambienti precisi: quindi paesaggi rurali russi e dell’Europa dell’Est, per l’appunto; Marocco e Nord Africa; Medio Oriente. I costumi e i tratti somatici dei personaggi sono quelli tipici delle popolazioni che vivono alle varie latitudini in cui è ambientata la storia. Sola eccezione, le divise di stampo nazista indossate dall’alto ufficiale Velikic, l’uomo più potente di Velikiistok, dopo l’imperatore. Le uniformi militari sono quelle che avevano in dotazione i marine americani di stanza in Afghanistan e in Iraq. Fanno eccezione le sequenze che riguardano le presenze aliene e le ambientazioni nella città degli Ieretiks, dove le architetture sono state totalmente inventate. [gallery link="file" size="medium" ids="7446,7447,7448"] CB: Sei ancora oggi una delle colonne di “Dampyr”. Bec ci ha però detto che gli piacerebbe molto lavorare di nuovo con te. Quali sono i tuoi progetti futuri? NG: Effettivamente con Bec c’è stata fin da subito un’ottima intesa, ma, visti i miei prossimi impegni, al momento una nuova collaborazione con lui risulta difficile. Chissà, in futuro… Attualmente, oltre che su “Dampyr”, sono al lavoro su un progetto di Mathieu Mariolle (lo sceneggiatore de La Via della Spada) che l’editrice Casterman farà uscire a breve, nel gennaio del 2016. Ce n’è poi un altro che verrà prodotto, come Bunker, da Dupuis. Nel tempo libero, diciamo, mi sto dedicando a una serie horror, The Noise, scritta da Pietro Gandolfi e autoprodotta dalla Ora Pro Comics, un’associazione piacentina di cui faccio parte. MC: Grazie per esserti intrattenuto con noi, Nicola. NG: Grazie a voi.