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Ken Parker: la resurrezione dell’eroe in un’edizione rivolta a un nuovo pubblico

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Le discussioni ruotanti intorno a Fin dove arriva il mattino – il volume che ha chiuso, dopo vent’anni, la parabola narrativa, artistica ed esistenziale di “Ken Parker” – non sono ancora scemate. Il cinquantesimo numero dell’edizione cronologica dedicata all’eroe western creato a metà degli anni Settanta dallo sceneggiatore Giancarlo Berardi e dal disegnatore Ivo Milazzo, è stato, infatti, in grado di generare reazioni molto forti. Inevitabile, visto che Fin dove arriva il mattino possiede un piglio violento e modernissimo, degno di western crepuscolari come il film Gli spietati di Clint Eastwood o la serie TV Deadwood, prodotta dalla HBO. “Ken Parker” nell’edizione settimanale deluxe voluta da Mondadori Comics, aspirava, insomma, a essere definitiva sotto tutti i punti di vista, sia sul piano tecnico – proponendo, tra l’altro, revisioni di testi e disegni volute dagli autori in persona per correggere errori e ingenuità del passato – che su quello narrativo, ponendo la parola “fine” a una storia rimasta in sospeso per troppo tempo. Tuttavia, in corso d’opera, e nonostante il lusinghiero successo riscosso dalla collana, è apparso evidente che il costo dei singoli albi (sebbene nient’affatto eccessivo considerando dimensioni, foliazione e livello qualitativo) messo in rapporto con la serrata periodicità settimanale, stava escludendo una potenziale e non trascurabile fetta di pubblico. [gallery link="file" size="medium" ids="7020,7021,7022"] Una platea composta da lettori magari meno interessati a un’edizione critica e di prestigio – pensata per esaltare ulteriormente il valore assoluto di una serie storica, già forte di quarant’anni di trionfi – e orientati verso un prodotto un po’ più economico e maneggevole, adatto per una fruizione disimpegnata, nei momenti di relax e di tempo libero o durante i break dal lavoro. “Ken Parker Classic” – questo il titolo della nuova collana che esordirà domani, 9 luglio, nelle edicole, per poi giungere nelle librerie, nelle fumetterie e negli store online – si rivolge, inoltre, agli appassionati che avrebbero voluto ritrovare il loro fumetto preferito con un logo e un format simili a quelli della mitica prima serie lanciata dalla Cepim (antesignana dell’attuale Sergio Bonelli Editore) nell’ormai lontano 1977. Ma cerchiamo di andare nel dettaglio. [caption id="attachment_7087" align="aligncenter" width="900"]"Le colline sacre" © Mondadori Comics Berardi/Milazzo "Le colline sacre" © Mondadori Comics Berardi/Milazzo[/caption] Il format: è l’F423, lo stesso già sperimentato da Mondadori Comics, riscuotendo un notevole interesse, su testate come la fantascientifica “Hammer” e la spionistica “Empire USA” e che caratterizzerà, tra qualche mese, anche il reboot a colori di “Kriminal”. una dimensione di 18 x 23,5 cm., quindi, ovvero, un albo più alto e largo di un classico “bonelliano” (se vogliamo usare un termine gergale ormai entrato nell’uso comune). Un volumetto di 96 pagine che contribuirà a rendere più spettacolari e “widescreen” le tavole dei disegnatori chiamati di volta in volta a illustrare le gesta di Ken Parker. [caption id="attachment_7093" align="aligncenter" width="900"]"Chemako, colui che non ricorda" © Mondadori Comics Berardi/Milazzo "Chemako, colui che non ricorda" © Mondadori Comics Berardi/Milazzo[/caption] Le storie: si riparte dal numero 1, Lungo fucile, per proseguire in maniera cronologica. Ogni albo conterrà una singola storia, esattamente come accadeva in origine. Ognuno potrà, perciò, tornare a seguire la straordinaria e, per certi versi, magica vita di un personaggio che si evolve, cresce ed invecchia come una persona reale. Un’epopea americana che – al netto dei flashback sul passato del protagonista – prende il via nel dicembre del 1868 per concludersi nel 1908, con molteplici cambi di scenari e di paesaggi: dalle vallate del Montana al caldo sud della California, dalle rive del Mississippi alle gelide terre del Canada, dai ghiacci polari dello Stretto di Bering alle frenetiche città della Costa Est. La tranche di partenza comprende capolavori indimenticabili come Mine Town, I gentiluomini, Omicidio a Washington, Chemako, Sotto il cielo del Messico, Colpo grosso a San Francisco. Ma le pietre miliari della prima, lunga stagione di “Ken Parker” sono innumerevoli, da La ballata di Pat O’Shane a Casa dolce casa, da Lily e il cacciatore ad Adah, da Storie di soldati a Sciopero. [gallery columns="2" link="file" size="medium" ids="7088,7089"] E una volta terminate le avventure da 96 pagine si proseguirà con quelle originariamente apparse su rivista, tra le quali spiccano gioielli come Un principe per Norma, L’eterno vagabondo, Métis, Un soffio di libertà, I condannati, Faccia di rame, per giungere infine al controverso Fin dove arriva il mattino. La periodicità: settimanale, come richiede ormai qualsiasi fruizione moderna. Quella mensile, in un’epoca di rivolgimenti epocali che avvengono nel giro di poche ore, è una scansione troppo diluita nel tempo. Quella quindicinale è un ibrido che non consente di memorizzare al meglio l’appuntamento con ogni nuova uscita. [caption id="attachment_7090" align="aligncenter" width="900"]"Storie di soldati" © Mondadori Comics Berardi/Milazzo "Storie di soldati" © Mondadori Comics Berardi/Milazzo[/caption] A ben vedere, quella settimanale è una scelta che si avvicina molto all’idea contemporanea di serie TV, così come teorizzato, per esempio, dai vertici del network statunitense Netflix attraverso prodotti narrativi come House of Cards o Daredevil, le cui stagioni vengono rese addirittura subito disponibili in un’unica soluzione agli spettatori. Il prezzo: 3 euro e 50, in linea con altre, analoghe iniziative editoriali ed estremamente conveniente. L’equivalente di una colazione con cappuccino, caffè e cornetto al bar, una volta alla settimana, o di una confezione di corn flakes e un litro di latte acquistati al supermercato. 14 euro totali al mese per 4 albi: circa 400 pagine complessive per un costo inferiore a quello di due biglietti per il cinema. Gli autori: Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, ovviamente, coadiuvati, nel tempo, da sceneggiatori del calibro di Alfredo Castelli, Tiziano Sclavi, Maurizio Mantero e da un dream team di disegnatori costituito da Giancarlo Alessandrini, Bruno Marraffa, Giorgio Trevisan, Carlo Ambrosini, Sergio Tarquinio, Renato Polese, Giovanni Cianti, Renzo Calegari, Vincenzo Monti, Giampiero Casertano, Giuseppe Barbati, Pasquale Frisenda, Goran Parlov, Laura Zuccheri, Massimo Bertolotti, Luca Vannini, Giovanni Freghieri e José Ortiz. Un ensemble che, nell’arco di vent’anni, ha contribuito a cambiare la sintassi e il linguaggio del fumetto popolare italiano. [gallery columns="2" link="file" size="medium" ids="7091,7092"] Bene, Ken Parker sta per montare ancora una volta in sella al suo cavallo, imbracciando il suo fedele fucile Kentucky ad avancarica. E vi attende per raccontarvi la sua esistenza, da uomo che ha sempre cercato di fare la cosa giusta, sognando un mondo migliore.

Ignacio Noé, un grande artista e un nuovo amico per Mondadori Comics

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[shop id=5294]Ignacio Noé, il disegnatore di “Helldorado” – la sconvolgente saga ucronica pubblicata sul numero 10 di “Fantastica” – ha molto apprezzato il post che sul nostro blog abbiamo dedicato al volume in questione e ai suoi lavori. L’artista argentino adesso fa anche parte dei followers della nostra pagina FB [inserire link alla pagina FB] e siamo orgogliosi di poter ormai considerare anche lui come una persona di famiglia, assieme a tanti altri autori le cui firme ricorrono o ricorreranno a breve sulle pagine delle nostre testate. [caption id="attachment_7116" align="alignright" width="150"]Ignacio Noé Ignacio Noé[/caption] Ignacio ci ha mandato un suo personale ricordo-riflessione su Helldorado: “Si tratta di un fumetto dove eventi storici e finzione si mescolano per mostrarci il dramma di due culture in lotta. Queste civiltà sono differenti in tutto eccetto che per un aspetto che ritorna in continuazione e che, possiamo dire, le affratella. Il tratto comune è la crudeltà. La crudeltà, la pazzia, il fanatismo e l’ambizione avvolgono come una tempesta tropicale gli abitanti originari di una sconosciuta isola dei Carabi e i suoi recenti invasori. Senza dubbio non sono le uniche caratteristiche umane che appaiono: si intravedono la compassione, il coraggio, l’amicizia e l’amore e nonostante tutto sopravvive una piccola luce di speranza. [gallery link="file" size="medium" ids="7110,7111,7112"]
Noé è un maestro riconosciuto delle pin up femminili e dell'arte erotica © Ignacio Noé
  “Questo lavoro è stato fondamentale per me. Da un lato, amo soggetti come questo, con emozioni a briglia sciolta e sempre al limite. Allo stesso modo, ho scoperto che mi sento a mio agio con ambientazioni storiche. In origine, Helldorado doveva essere un fumetto di pura fantascienza, con civiltà extraterrestri su un pianeta sconosciuto. Ma questa idea è subito mutata a favore di un’ambientazione nei Carabi. E il mio lavoro ne ha beneficiato. Sotto un altro aspetto, Helldorado ha rappresentato il mio ingresso nel mercato franco-belga, assieme a due grandi artisti come il famoso Jean-David Morvan e Michel Dufranne/Miroslav Dragan, coi quali ho collaborato.” [gallery link="file" size="medium" ids="7113,7114,7115"]

L'ultima serie a fumetti scritta e illustrata da Noé, "Douce, Tiède & Parfumée" © Glénat/Ignacio Noé

Illustrazioni e opere di Noé possono essere ammirate a questi indirizzi web: www.ignacionoe.com.ar http://ignacio-noe.blogspot.com.ar/ https://www.pinterest.com/ignaciono/ignacio-noé-comics-and-illustrations/

Chiacchierando con Christophe Bec, un artista dalla mente fantastica

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Christophe Bec è un eclettico, infaticabile autore. Se si scorre la sua bibliografia, si resta stupefatti dal numero di serie e di graphic novel che è stato in grado di realizzare nell’arco di venticinque anni di carriera professionale. [caption id="attachment_7132" align="alignleft" width="150"]1 Christophe Bec[/caption] Nato il 24 agosto del 1969 a Rodez, ridente cittadina della Francia sud-occidentale, Bec si lega fin da ragazzino al mondo dei fumetti, rimanendo affascinato dalla serie avventurosa La straordinaria odissea di Corentin, scritta e disegnata da Paul Couvalier – che resta tutt’oggi uno dei suoi numi tutelari – e da classici internazionali come Le avventure di Tintin di Hergé e Asterix il gallico di René Goscinny e Albert Uderzo. I suoi primi lavori sono da assoluto autodidatta, su fanzine autoprodotte che, stampate in tirature limitatissime con l’ausilio di una fotocopiatrice, vengono vendute alle manifestazioni di paese. Ed è su quelle pagine che vede la luce il suo primo personaggio, il reporter Guy Rébul, che crea all’età di undici anni. Nel 1990, Bec si iscrive all’École Européenne Supérieure de l’Image di Angoulême, dove ha modo di conoscere altri artisti appassionati, come lui, di fumetti, e di ampliare la sua visione delle arti, applicandosi con dedizione anche alla fotografia e al cinema. [gallery link="file" size="medium" ids="7133,7134,7135"] In questo periodo, l’ufficio di promozione turistica di Marvejols, un comune situato nella regione della Linguadoca-Rossiglione, gli commissiona l’incarico di realizzare un graphic novel incentrato sulle vicende della Bestia di Gévaudan, un pauroso, raccapricciante e irrisolto episodio storico che una decina d’anni più tardi ispirerà anche il film Il Patto dei Lupi, un mystery in costume diretto da Christophe Gans. È nel 1992 che Bec firma il suo primo contratto con la Soleil, casa editrice di cui diverrà uno degli autori di punta. Il suo esordio avviene con la serie storico-avventurosa Dragan, sceneggiata da quell’Éric Corbeyran che i lettori delle collane pubblicate da Mondadori Comics hanno oggi imparato a conoscere e ad apprezzare grazie a titoli come 9/11 e 14-18: Il soldatino (entrambi presentati su “Historica”). Da lì, sempre sotto l’egida della Soleil, la sua successiva collaborazione, stavolta con Simon Roccasceneggiatore dell’accurato peplum Vae Victis!, saga proposta nella sua interezza su “Historica” – per il western settecentesco Princesse Rouge (“Principessa Rossa”), di cui giungono, però, in libreria solo due volumi. [gallery link="file" size="medium" ids="7136,7137,7138"] La consacrazione del cartoonist occitano avviene nel 1997, con l’uscita di Zero Assoluto, thriller fantascientifico scritto da Richard Marazano e inserito sul quattordicesimo volume della collana “Fantastica”. Un successo di critica, prima ancora che di pubblico, al quale fa seguito il fanta-horror Santuario, edito da Les Humanoïdes Associés e destinato a scalare ben presto – grazie alle sue spettacolari atmosfere lovecraftiane – le classifiche di vendita del fumetto d’Oltralpe. Forte del riscontro commerciale e delle positive recensioni ottenute da Santuario, Bec intensifica la sua attività: con l’amico sceneggiatore Stéphan Betbeder partecipa alla creazione del thriller psicologico Anna, un graphic novel di centodieci pagine in bianco e nero. Allo stesso tempo, con l’italiano Paolo Mottura – famoso per le sue storie interpretate dai personaggi della Disney – inaugura il trittico di Carême, un viaggio fiabesco e surreale nell’inconscio di due personaggi che si guadagna un Premio Albert-Uderzo e numerose nomination ai principali festival francesi. [gallery link="file" size="medium" ids="7139,7140,7141"] Ma quello con Mottura è solo il primo di tanti sodalizi che uniscono Bec a illustratori del nostro Paese: Le temps des loups (“Il tempo dei lupi”) – un western post-apocalittico ispirato alle immagini visionarie di registi cinematografici come John Carpenter e Sam Raimilo pone al fianco del salernitano Luca Raimondo. Bunker – una serie di fantascienza militaresca che uscirà a settembre sulla collana “Fantastica” – gli fa incontrare il piacentino Nicola Genzianella. Fontainebleu è un racconto del terrore che vede in copertina il suo nome accanto a quello del toscano Alessandro Bocci. E risale al 2007 la conoscenza con Stefano Raffaele, disegnatore che, col tempo, diventerà il braccio affidabile e prediletto del cartoonist di Rodez. [gallery link="file" size="medium" ids="7142,7143,7144"] Bec e Raffaele, infatti, dopo il trionfo dell’horror con fondamenta cronachistiche Pandemonium – che verrà proposto a fine luglio su “Fantastica” – continuano a esplorare i confini più oscuri della fantascienza e del soprannaturale: Sarah è una saga ad alta tensione di matrice kinghiana; il claustrofobico Under è ambientato nelle fogne di una futuristica megalopoli; il kolossal Prometeo è un fanta-mystery divenuto una delle punte di diamante di “Fantastica”. Un destino che con ogni probabilità attende pure Deepwater Prison, i cui diritti di pubblicazione sono già saldamente nelle mani di Mondadori Comics. [gallery link="file" size="medium" columns="4" ids="7145,7146,7147,7148"] Christophe Bec rappresenta, insomma, il sogno di ogni editore, un autore completo capace di narrare di tutto, elaborando, in tempi strettissimi e quasi in contemporanea l’una con l’altra, opere rivolte alle platee più disparate: dalla fantascienza astronomica di Eternum a quella orrorifica di Siberia 56; dall’apocalittico Les fils de la perdition (“I figli della perdizione”), disegnato dal bresciano Andrea Mutti, al noir Les Montefiore, per le matite del pugliese Pasquale Del Vecchio; dallo spaccato storico-sociale di Royal Aubrac al romanzo d’aviazione L’aéropostale; dalla sci-fi ecologista di Carthago alla biografia intimista di Wadlow, dedicata a colui che, con la sua statura di 272 centimentri, è stato l’uomo più alto del mondo. Quando l’abbiamo incontrato, Bec ci ha dato subito l’impressione di un uomo dall’indole vulcanica, con lo sguardo proiettato verso il futuro e con una considerazione ipercritica del proprio passato professionale. [gallery columns="4" link="file" size="medium" ids="7149,7150,7151,7152"] Un atteggiamento sorprendente da un lato – la sua franca e parte brutalità in qualche caso ci ha quasi messi in difficoltà – ma anche comprensibile considerando la frenesia creativa che lo pervade e che lo vede costantemente proiettato verso il prossimo progetto, verso la prossima sfida, nel tentativo costante di migliorare sempre di più la sua capacità di narrare e di lanciare uno sguardo sempre più ampio sul mondo: Mondadori Comics: Santuario è stato uno dei primi graphic novel a essere pubblicati sulla collana “Fantastica”. Come è nata la tua collaborazione di successo con lo sceneggiatore Xavier Dorison e come hai concepito il nuovo progetto Santuario: Genesi che ti vede coinvolto in qualità di soggettista? [shop id=3466]Christophe Bec:Santuario è stato il mio primo vero successo librario. Mi ha aperto delle porte e, in maniera particolare, di consacrarmi al ruolo di sceneggiatore prima ancora che a quello di disegnatore. Ho sempre desiderato raccontare delle storie, e per il disegno realistico ci vuole tempo, troppo tempo. Per ogni capitolo di Santuario è occorso più di un anno di lavoro. Passare alla scrittura mi ha permesso di realizzare e sviluppare molte più cose. “Santuario ha funzionato sul piano commerciale, ma – ed è bizzarro – non c’è mai stato un reale incontro artistico tra Xavier Dorison e me, infatti non abbiamo più lavorato di nuovo insieme. Col senno di poi, ho pensato che nella serie ci fossero delle cose che reggevano poco, soprattutto sul piano del disegno.   [caption id="attachment_7153" align="alignright" width="225"]© Les Humanoides Associés Bec/Thirault/Raffaele © Les Humanoides Associés Bec/Thirault/Raffaele[/caption] “Per farla breve, credo che Santuario sia arrivato al momento giusto e che contenesse del buon materiale. Le qualità intrinseche sono assai discutibili, anche se deve contenere per forza un quid, visto che viene ancora letto a distanza di anni dalla sua realizzazione. “Può essere di sicuro un oggetto “di culto”, ma non potrà mai essere un classico. E, ripeto, la maggior parte dei difetti è da ricondurre al disegno. “Per ciò che riguarda Santuario: Genesi, la mia partecipazione è stata molto limitata. Diversi anni fa avevo scritto un trattamento originale, in seguito largamente rimaneggiato dal supervisore e dallo sceneggiatore incaricato di realizzarla. Non ne ho mai scritto una sola linea di dialogo, perciò non la considero davvero come una serie mia.” [shop id=3711]MC: Tenebre si è rivelato un grande successo, riscuotendo un notevole interesse. Come hai elaborato questo melange postmoderno di fantasy, fantascienza e pulp? E quanto è stato importante il talento di Giuseppe IKO Ricciardi nella creazione dei ricchi scenari della saga? Sappiamo che l’artista napoletano ha tardato nelle consegne dello spaghetti western Durango, su cui sarà impegnato perlomeno fino alla fine di settembre di quest’anno, ma sembra avere tutte le intenzioni di recuperare il lavoro che ha in arretrato con te. CB: “Un grande disegnatore per questo tipo di storia è di importanza capitale. L’approccio iniziale era essenzialmente quello di trarne pieno piacere. Non sono un lettore appassionato di narrativa heroic fantasy, ma c’è stato un periodo durante la mia adolescenza in cui mi dedicavo molto ai giochi di ruolo. Mi è venuta voglia di riscoprire quella dimensione e di rievocare quel periodo. “Se il primo capitolo di Tenebre è stato scritto per un pubblico adolescente, credo che di volume in volume la serie abbia guadagnato in maturità. Mi sono reso conto, mentre scrivevo, che potevo condurre la mia storia in direzioni che non avevo nemmeno immaginato in partenza. Resta da giungere alla conclusione, un giorno, ma, come voi avete ben spiegato, non dipende da me.” [shop id=6749]MC: Zero Assoluto ti ha visto coinvolto sia come ideatore del plot che come illustratore. Un progetto ambizioso, pieno di riferimenti letterari e pop. Come hai interagito con lo sceneggiatore Richard Marazano ? CB: “Più che ambizioso, credo che all’epoca fosse totalmente incosciente e, soprattutto, assai pretenzioso. L’ardore della giovinezza, potremmo dire... “Questa serie si è rivelata un vero e proprio oggetto volante non identificato, con dei grossi difetti. Il mio disegno è orribile, un patchwork privo di amalgama finale, esattamente come accaduto in Santuario. Di Zero Assoluto non riesco più ad aprire un solo album. Ma può essere che, malgrado tutto, si percepisca ancora qualcosa di buono che mi sfugge completamente, visto che se ne parla ancora, e in termini tutt’altro che malvagi.” MC: In Zero Assoluto ci sono fantascienza e azione, ma anche un forte sottotesto filosofico. Le citazioni dal romanzo Il Maestro e Margherita di Bulgakov, per esempio, sono molto forti… CB: “Sono senza dubbio le pagine più belle del graphic novel, probabilmente le uniche che salverei. Fu un’idea di Marazano. Sì, volevamo produrre un’opera di genere, ma un genere dalla portata più forte rispetto all’abituale serie B. Se l’ambizione era lodevole, si è perduta lungo il cammino, soprattutto il mio.”
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MC: Parliamo adesso di Prometeo, forse il tuo lavoro più ambizioso nelle vesti di sceneggiatore. Come hai elaborato l’imponente storyline di questa saga così ambiziosa? CB: “Per essere del tutto onesti, non speravo affatto di portare avanti una lunga saga e all’inizio avevo previsto un piano B per chiuderla in quattro o cinque volumi. Al suo esordio, Prometeo non aveva fatto registrare buone vendite. Qui in Francia è decollata intorno al quarto capitolo e questo mi ha permesso di andare nella direzione che desideravo.” MC: Come sei riuscito a tenere insieme, di album in album, le molteplici trame e svolte della storia? CB: “Com’era giusto che fosse, dopo il quarto episodio mi sono preso due mesi interi per concentrarmi solamente sulla scrittura degli atti successivi. Ne è venuto fuori un lungo documento dove ogni scena era predisposta in maniera dettagliata sugli ciascuno degli volumi che sarebbero seguiti fino alla conclusione della saga. È così che sono riuscito a dare coerenza alla serie. [gallery link="file" size="medium" ids="7163,7164,7165"] “Non mi preoccupo affatto dell’opinione delle persone che commentano i volumi presi singolarmente. Accetterei di essere giudicato solo da coloro che avessero fatto lo sforzo di leggere Prometeo nel suo insieme, sul corto periodo. “Ecco come dovrebbe essere giudicato. Non altrimenti. Chi ha fatto il contrario, com’è capitato su qualche rivista online in Francia, ha gettato solo parole al vento.” MC: Sempre per quanto riguarda Prometeo, hai incominciato con un finale già in mente oppure l’hai trovato in corso d’opera ? “Per tutte le mie sceneggiature, vado avanti sempre con un’idea della conclusione. Non necessariamente so sempre il cammino preciso che mi ci condurrà, però. [gallery link="file" size="medium" ids="7166,7167,7168"] “Dopo due o tre anni di lavoro si corre il rischio di perdere la freschezza innocente di una serie, e così scrivo a monte tutto. O almeno mi costringo a scrivere sviluppi accurati e completi, anche se le cose possono essere modificate in seguito.” MC: Su Prometeo si è consolidata la tua collaborazione con Stefano Raffaele, che ultimamente è divenuto il tuo disegnatore principale. Sembra che adesso ci sia una totale simbiosi professionale tra te e lui… CB: “Si può dire di sì. È il collaboratore ideale. “Be’, a questo punto smetto di ripeterlo. Non ci vuole niente a dare le cose per scontate e a riposare sugli allori! [Ride, N.d.R.] “Scherzo, ovviamente! Non è nello stile di Stefano. Prometeo a lui deve tanto, non solamente sul piano artistico, ma anche per ciò che attiene il successo commerciale, grazie alla precisione cronometrica con la quale è riuscito a realizzare due album all’anno con la medesima qualità. Un fattore che ha consentito alla serie di conquistare un posto fisso in libreria e di guadagnare fan a ogni nuova uscita.” MC: In imminente arrivo su “Fantastica”, a fine luglio, c’è Pandemonium. A settembre sarà la volta di Bunker e poi toccherà a Deepwater Prison. Dal tuo punto di vista di autore, i lettori italiani cosa devono aspettarsi da queste tre opere? CB:Deepwater Prison è di puro genere. Amo spesso accostarmi a un genere rispettando tutte le regole che impone. Questa serie non è altro che la storia di un’evasione, anche se il contesto – una fossa sottomarina – gli dona originalità. “Bunker è stata invece la mia prima, vera, lunga esperienza di co-scrittura. Stéphane Betbeder è un amico di lunga data e abbiamo deciso di lanciarci in questo ambizioso progetto di genere fantascientifico. In origine avrei dovuto disegnare tutta la serie, ma mi sono arreso al primo volume perché in quel momento stavo attraversando una grossa crisi di confidenza col mio disegno. “È stato appassionante lavorare a quattro mani e, allo stesso tempo, faticoso perché bisogna confrontarsi l’uno con l’altro. Ci sono aspetti positivi, come la messa in discussione permanente, ma anche negativi: di colpo si può perdere la linea guida e disperdersi un po’. Diciamo che avrebbe senza dubbio potuto essere più limpido, ma, nella sua globalità, Bunker è un arco narrativo serrato, che regge bene, pur se con inevitabili alti e bassi a livello di ritmo. “Nicola Genzianella, che è un gran disegnatore, ha preso in mano la parte grafica della serie a partire dal secondo capitolo infondendole briosità. Mi dispiace che non abbia proseguito la sua collaborazione con me su una nuova serie. C’era un grande rispetto tra di noi, avevamo un sacco di influenze comuni e avremmo potuto continuare a fare grandi cose. [gallery link="file" size="medium" ids="7162,7154,7155"] “Per quanto riguarda Pandemonium, se sono molto duro con le mie produzioni passate, di contro, in questo caso, la considero come una delle mie tre serie migliori. E molto è dovuto a Stefano Raffaele. “È stata la nostra prima collaborazione e per essere una prima volta, penso che si tratti di un colpo da maestro. “So che può risultare pretenzioso dirlo, ma all’interno del genere horror/fantastico penso che sia un piccolo capolavoro del fumetto francese. Sono molto fiero di questa serie. [gallery link="file" size="medium" ids="7169,7170,7171"] “Ovviamente, se la dovessi scrivere con lo sguardo di oggi, casserei uno o due aspetti un po’ troppo gore e compiaciuti sviluppando un po’ di più, al contempo, un paio di personaggi. Ma nella globalità – e la morale del finale, in particolare – non cambierei una sola virgola di ciò che ho scritto.” MC: Hai realizzato storie di ogni tipo: fantascienza, horror, mystery, fantasy,western, noir, commedia, ecc. … Ma cos’è che preferisci davvero scrivere e disegnare. CB: “In termini di scrittura, quasi tutto, con l’eccezione del poliziesco e delle ambientazioni ucroniche, due generi che non amo per nulla. Per quanto riguarda, invece, il disegno, è complicato. L’unica certezza è che detesto disegnare ciò che è contemporaneo: vetture, palazzi… “Les Tourbières Noires (“Le torbiere nere”), il mio prossimo album, che mi vedrà tornare al disegno e che sono in procinto di ultimare, viene incontro in pieno a ciò che desidero disegnare. Una volta uscito, spero che venga tradotto quanto prima anche in italiano. “L’azione si situa in una regione che mi è cara: l’Aubrac, un altopiano vulcanico situato nei pressi del Massiccio Centrale. Vi si trovano grandi paesaggi, brughiere, torbiere, vecchie costruzioni… cose con cui mi trovo a moi agio dal punto di vista grafico, che amo disegnare e che mi consentono di generare delle ambientazioni molto forti. Sarò il mio album di gran lunga meglio disegnato. Un libro d’autore.” MC: Tra le tue passioni c’è il cinema. Sei autore di diversi cortometraggi e aspiri a un film per le sale. Qual è oggi il tuo coinvolgimento per ciò che attiene il Grande schermo e la TV? CB: “Ci sono delle cose in fieri, ma che non si trovano a uno stadio tanto avanzato da poterne parlare. [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7156,7157"] “Esiste un progetto di adattamento da parte della Metaluna Productions per la serie Le Meilleur Job du Monde (“Il miglior lavoro del mondo”), una serie a sfondo fantastico in cui il protagonista si ritrova a fare il custode su un’isola deserta pensando di aver trovato l’impiego più pacifico e proficuo del pianeta, mentre invece… “Alla regia dovrebbe esserci l’eccellente Abel Ferry, già autore dell’ottimo thriller Vertige (conosciuto anche col titolo inglese di High Lane), mentre della sceneggiatura dovrebbe occuparsene il celebre scrittore Henri Loevenbruck (noto per romanzi come Il segreto dello speziale, Serum, Nous rêvions juste de liberté, Le Syndrome Copernic, ecc.). [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7158,7159"] “Prometeo è stato opzionato dalla AT Anim per un’ambiziosa serie televisiva di caratura internazionale, ma anche in questo caso, prima che si giunga a una messa in onda bisognerà percorrere un lungo cammino disseminato di buche e nulla ci permette oggi di dire se c’è una speranza reale che venga prodotta. “Ho scritto una sceneggiatura per un lungometraggio, Escape, un survival, in attesa di finanziamenti. In questo caso è previsto che lo giri io in prima persona. I cortometraggi – tra i quali Frenchboy – rappresentavano un modo di accostarmi al cinema, per vedere se mi piaceva e se ne ero capace. “Al momento mi sento pronto, quindi se qualcuno non sa che farsene di dieci o quindici milioni di dollari, sa a quale porta bussare ! [Ride, N.d.R.]MC: Grazie per questa bella conversazione, Christophe! “Grazie a voi.”

Pandemonium, diciottesimo volume della collana Fantastica

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Pandemonium-cs

Mondadori presenta “Pandemonium”, di Christophe Bec e per la matita di Stefano Raffaele. Inedito e in edizione integrale deluxe, “Pandemonium” è in distribuzione nelle edicole, fumetterie e librerie dal 24 Luglio 2015. “Pandemonium” è il diciottesimo titolo della collana “FANTASTICA” di Mondadori Comics: un albo cartonato di 168 pagine, in formato 21 cm x 28 cm, a colori.

La Storia

Il Waverly Hills Sanatorium è stata una delle più rinomate istituzioni negli Stati Uniti per il trattamento della tubercolosi. Tra il 1920 e il 1960, più di 63.000 persone sono morte lì. Questo enorme edificio costruito a forma di ali di pipistrello, ora in rovina, è stato classificato tra i 10 posti più spaventosi della Terra. E' in questo ambiente che inizia la storia: Estate 1951, Doris porta la sua bambina Cora malata al sanatorio. Ma lei non sospetta che non avrebbe potuto trovare un posto peggiore al mondo a cura di sua figlia… Benvenuti a Waverly, l'anticamera della morte.

Ken Parker: quando fiction e avventura incontrano il realismo storico

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“Ken Parker” nell’edizione deluxe giunta da pochi mesi a conclusione e contraddistinta da un inedito, intensissimo capitolo finale – intitolato Fin dove arriva il mattino – che ha tirato, dopo quasi vent’anni, le fila della saga, oppure nella versione “Classic”, attualmente reperibile ogni settimana in tutte le edicole, le fumetterie, le librerie e gli store online.
[shop id=3645 class=aligncenter] [shop id=3672 class=aligncenter] [shop id=6314 class=aligncenter]
Si tratta di due iniziative con finalità differenti. La prima racchiude il corpus definitivo del lungo ciclo dedicato al biondo trapper del Wyoming. In cinquanta volumi – ciascuno dei quali ordinabile attraverso i normali canali librari e il sito di Mondadori Comics – sono comprese tutte le storie canoniche e in continuity del personaggio ideato quattro decenni fa dallo sceneggiatore Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo. Un’opera completa, quindi, comprensiva degli articoli di approfondimento del giornalista ed esperto di fumetti Luca Raffaelli; delle illuminanti considerazioni a margine effettuate da un parterre straordinario di critici e intellettuali in veste di ospiti (Daniele Barbieri, Giulio Cesare Cuccolini, Gino Frezza, Sergio Brancato, Goffredo Fofi, Giulio Girello, Renato Genovese, Marco Pellitteri, Ferruccio Giromini, Gianni Brunoro, Pieluigi Gaspa, Silvano Mezzavilla, ecc.); delle preziose foto d’epoca provenienti dall’archivio personale di Ivo Milazzo; delle precise indicazioni temporali e geografiche riguardanti i singoli episodi; delle cover e delle illustrazioni con colori acquerellati che hanno contribuito a far entrare la serie nella leggenda del fumetto italiano. Una collana monumentale, quindi, capace di esaltare – con le sue tavole riprodotte in ampio formato, su carta ad alta grammatura e con una qualità di stampa superiore – le capacità artistiche dei disegnatori coinvolti nella sua realizzazione e degna di impreziosire ulteriormente – grazie a qualità grafiche e cartotecniche di assoluto prestigio – le mensole più in vista delle biblioteche personali. Un’edizione da collezionisti – seppur proposta a un prezzo quanto mai popolare e competitivo – studiata per i palati più esigenti e per sfidare il tempo e le mode. Cinquanta albi in formato gigante da regalarsi per il proprio piacere e quello dei propri famigliari, ma anche da presentare sotto forma di dono, in parte o nella sua interezza, a parenti e amici appassionati di buona narrativa a fumetti, magari in occasione di eventi e celebrazioni importanti. [shop id=7103]La collana “Ken Parker Classic”, invece, viene proposta in una veste più light e maneggevole, adatta per la fruizione immediata, nei momenti più disparati della vita quotidiana: viaggi sui mezzi pubblici, pause di lavoro, tempo libero trascorso in casa o all’aperto. Le dimensioni sono quelle dell’F423, un format gia adottato da Mondadori Comics – in anteprima assoluta per l’Italia e riscuotendo l’immediato interesse dei lettori – per serie come la fantascientifica “Hammer” e la spionistica “Empire USA”. Altezza e larghezza degli albi sono pertanto maggiori rispetto a quelle di un normale libretto “bonelliano”, mentre lo spessore – grazie alle caratteristiche della carta, sempre di alta qualità, ma assai più leggera e sottile – appare inferiore, sebbene le tavole su cui si sviluppa la storia restino le novantasei canoniche. Ogni numero di “Ken Parker Classic” contiene un solo episodio (mentre la deluxe ne propone due o più) ed è privo di redazionali di accompagnamento. La serie nella sua interezza dovrebbe constare di circa cento uscite, concludendosi, anche in questo caso, con il crudo e controverso Fin dove arriva il mattino. Ma andiamo ad analizzare adesso lo specifico degli albi di “Ken Parker Classic” in uscita in questi giorni. [caption id="attachment_7193" align="aligncenter" width="1024"]2 Un esemplare originale di fucile Kentucky[/caption] L’avventura d’esordio, Lungo Fucile (pubblicata da Mondadori Comics il 9 luglio), introduce il personaggio principale. Il titolo della storia fa riferimento al nome col quale Ken Parker – un trapper che si procura da vivere col commercio delle pelli nel Nord-Ovest degli Stati Uniti – è conosciuto dai nativi americani. La sua arma preferita è, infatti, un fucile Kentucky ad avancarica, famoso per la sua precisione nei tiri da lunga distanza. L’azione prende il via il 21 dicembre del 1868, quando il protagonista ha appena compiuto ventiquattro anni (nella finzione narrativa è nato a Buffalo, nel Wyoming, il 20 novembre del 1844), e si sviluppa per tutta la stagione invernale del 1869. Dopo aver, infatti, assistito impotente alla morte di suo fratello Bill – apparentemente ucciso e scalpato da una banda di pellirosse – Ken Parker si aggrega all’esercito, in qualità di scout, per braccare, tra il freddo e le nevi dell’America settentrionale, i presunti colpevoli dell’efferato assassinio. [caption id="attachment_7194" align="alignleft" width="210"]© Warner Bros. © Warner Bros.[/caption] Lungo Fucile propone una trama densissima e incalzante, degna dei grandi classici del cinema della grande frontiera. Lo sceneggiatore Giancarlo Berardi ha, in effetti, affermato che nonostante la figura di Ken Parker sia stata ispirata a quella di Jeremiah Johnson, il character interpretato dall’attore Robert Redford nel film Corvo Rosso non avrai il mio scalpo!, diretto nel 1972 da Sydney Pollack, e benché la sua serie a fumetti sia stata più volte associata allo spirito del cosiddetto “western revisionista” impostosi nella seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso, in realtà è stato lo stile epico di grandi registi come John Ford, Raoul Walsh, Anthony Mann e Fred Zinnemann ad averlo maggiormente influenzato. [gallery link="file" size="medium" ids="7195,7196,7197"] Quindi non Piccolo Grande Uomo, Un uomo chiamato Cavallo o Uomo bianco, vai col tuo dio!, così come in molti hanno sempre erroneamente pensato, quanto piuttosto Sentieri selvaggi, L’uomo di Laramie, Dove la terra scotta, Gli amanti della città sepolta, Ombre rosse, Mezzogiorno di fuoco e altre gigantesche pellicole della Hollywood dorata degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta. Dopo gli eventi narrati in Lungo Fucile, ritroviamo Ken Parker in Mine Town, numero 2 della collana, uscito il 16 luglio. [shop id=7106]Siamo nell’autunno del 1869 e il protagonista, stavolta in compagnia di piccolo gruppo di amici trapper, riceve l’incarico, da parte di un colonnello dell’U.S.Army, di andare a recuperare in un villaggio di minatori una mandria di capi di bestiame destinata all’approvvigionamento militare. È in questa storia che Ken Parker si reca dal barbiere per farsi radere la folta barba sfoggiata nel primo episodio – una giusta scelta di Berardi e Milazzo per far apparire il personaggio più giovane e divistico – ed è sempre qui che apprendiamo un paio di caratteristiche fondanti della sua personalità: un desiderio intimo di dolcezza e di amore che passa attraverso gli occhi, il sorriso e il corpo di una donna al suo fianco, ma anche uno strenuo senso della giustizia e finanche della vendetta che non lo fa esitare – in netta contraddizione coi principi pacifisti e garantisti da lui più volte manifestati con parole inequivocabili – a mettere in atto metodi violenti e sanguinari pur di conseguirle. [gallery link="file" size="medium" columns="2" ids="7198,7199"] Mine Town è una vicenda narrata con un ritmo indiavolato alla Howard Hawks – sono presenti echi dei film Un dollaro d’onore e El Dorado – e trovate da spaghetti western alla Sergio Leone (non mancano un paio di citazioni tratte da Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più) che dopo un inizio da commedia brillante, con tanto di gag umoristiche degne di René Goscinny e Albert Uderzo (viene persino omaggiato il corpulento Obelix di Asterix il gallico), sfocia nel dramma più cupo e cruento. I gentiluomini, il numero che troverete in edicola a partire da domani, 23 luglio, prende, dal canto suo, il via con un intenso antefatto teso a presentare coloro che si riveleranno poi essere gli antagonisti di Ken Parker. [shop id=7108]La vicenda si apre con una dolorosa rievocazione della terribile Guerra di Secessione – conflitto che tra il 1861 e il 1865 forgiò attraverso l’odio e le armi i destini dell’America – per spostarsi, in seguito, a Ciudad Juarez, dove, in una torrida notte di fine agosto del 1870, un manipolo di ex guerriglieri sudisti evade da un duro carcere messicano. Un gruppo di desperados senza gloria che torna negli Stati Uniti per dedicarsi alle rapine e che Ken Parker finisce con l’incrociare alla fine dell’estate – il 16 settembre del 1870, per la precisione – nel corso di un tragico assalto a un treno blindato. Quando I gentiluomini venne pubblicato per la prima volta dalla Cepim (antesignana dell’attuale Sergio Bonelli Editore) era il 1977. La guerra del Vietnam, con tutto il suo strascico di orrori e irrisolte questioni nazionali e internazionali, si era conclusa da poco più di due anni. Inevitabile, quindi, rintracciare nella storia di Berardi e Milazzo – che nella loro epopea western hanno sempre inteso proiettare lo zeitgeist del presente – gli echi di una vicenda dolorosa e traumatica che, nell’arco di un quindicennio, aveva segnato l’immaginario occidentale e gli assetti geopolitici del Sud-Est asiatico. [gallery link="file" size="medium" ids="7200,7201,7202"] In Kirk Collins e Mark Butler – due reduci dell’esercito sudista, testimoni di immani carneficine e segnati dall’onta della sconfitta – e negli uomini della banda da loro assoldata, formata da ex miliziani dell’irregolare confederato William Quantrill e capitanata da una coppia di criminali col volto degli attori Lee Marvin ed Ernest Borgnine, si incarnano, insomma, gli spaventosi fantasmi di un conflitto contemporaneo che si sarebbe poi replicato, nei decenni successivi, in altre zone del mondo: Somalia, Afghanistan, Iraq. Da qui, la purtroppo inalterata attualità del lavoro di Berardi e Milazzo, un racconto che per vigore e mood può portare alla memoria le sanguigne pellicole dirette da Robert Aldrich. A I gentiluomini seguirà, la settimana prossima, giovedì 30 luglio, Omicidio a Washington, uno degli episodi più famosi e programmatici della serie. In quest’occasione, Ken Parker si reca nella capitale degli Stati Uniti d’America per perorare la causa delle tribù indiane, vessate da una linea politica che ha dato mano libera a industrie e compagnie minerarie, mobilitatesi per espropriare con tutti i mezzi, legali e, ancor di più, illegali, i liberi territori dei nativi, onde procedere al loro sfruttamento commerciale. Giunto a Washington il 2 ottobre del 1870, Ken Parker, che si muove a disagio tra le strade cittadine, va a chiedere udienza a Ely Donehogawa, personaggio storico davvero esistito – era un irochese della tribù Seneca e tra il 1850 e il 1860 aveva studiato legge e ingegneria civile, partecipando poi alla guerra civile dalla parte degli unionisti – che il presidente Ulysses Grant nominò per alcuni anni direttore dell’Ufficio per gli Affari indiani. [gallery columns="2" link="file" size="medium" ids="7203,7204"] Donehogawa – il cui cognome occidentale era, guarda caso, “Parker” – porta con sé il trapper del Wyoming ad assistere a una cruciale seduta del Congresso. In questa sede, che nelle intenzioni dei Padri costituenti avrebbe dovuto essere sacrale, Ken Parker ascolta con disgusto crescente le parole di un senatore che senza alcuno scrupolo etico o morale afferma l’aberrante teoria del “destino manifesto” degli americani di origine europea, chiamati a sottomettere, dall’alto della loro evoluzione, i popoli considerati più arretrati e a colonizzare le loro terre. [caption id="attachment_7205" align="alignleft" width="225"]Locandina pubblicitaria dell'edizione di "Ken Parker" del 1977 Locandina pubblicitaria dell'edizione di "Ken Parker" del 1977[/caption] Mentre, infatti, in Omicidio a Washington, Ely Donehogawa finisce vigliaccamente assassinato da un killer nello studio di casa sua, la verità storica ci dice che il sakem onorario dei Seneca mantenne la carica di responsabile degli Affari indiani fino al 1871. Non fu mai vittima di un omicidio, ma morì completamente povero – a causa di alcune operazioni finanziarie finite male – nel 1895. [caption id="attachment_7206" align="aligncenter" width="800"]15 La resa del generale sudista Lee ad Appomattox. Nello staff del nordista Grant, anche Ely Donehogawa[/caption] Una “licenza poetica” che Berardi e Milazzo si concedono per conferire maggiore forza emotiva a un tragico momento storico: quello in cui venne decretata, contro i pellirosse e la loro cultura, una vera e propria “soluzione finale” ante litteram.

A proposito di “Pandemonium”, il miglior horror-thriller a fumetti dell’anno

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So che può risultare pretenzioso dirlo, ma all’interno del genere horror/fantastico penso che Pandemonium sia un piccolo capolavoro del fumetto francese. Sono molto fiero di questa serie.” Chi ha avuto modo di leggere l’intervista a Christophe Bec che abbiamo pubblicato sulle pagine del nostro blog un paio di settimane fa si sarà reso conto di quanto il cartoonist transalpino – una colonna della collana “Fantastica” – sia, a dir poco, ipercritico nei confronti dei suoi lavori passati. Proprio per tale motivo le sue considerazioni positive e ancora dense di soddisfazione per questa sua produzione d’impronta neo-gotica, ma con frequenti deviazioni splatterpunk – la prima realizzata in collaborazione col disegnatore Stefano Raffaele, ormai uno dei suoi partner artistici di riferimento – avranno di sicuro incuriosito i lettori più attenti e interessati al genere. [gallery link="file" size="medium" ids="7217,7218,7219"] Pandemonium, graphic novel in tre atti, presentati in un’unica soluzione all’interno del diciottesimo numero di “Fantastica”disponibile adesso nelle edicole, nelle librerie, nelle fumetterie e negli store online – si candida, in effetti, a essere il miglior thriller orrorifico a fumetti pubblicato in Italia nell’arco di quest’anno e, con ogni probabilità, resterà scolpito per sempre nella memoria di chi vi si accosterà. Merito di una storia calibratissima e serrata, caratterizzata da eventi “in crescendo”, perfettamente disposti lungo gli snodi della trama. E merito di una storia agghiacciante, basata su fatti conclamati avvenuti in un luogo reale: il sanatorio di Waverly Hills, un’ex struttura ospedaliera ubicata nella città di Louisville, nel Kentucky, dove – secondo una leggenda urbana assai diffusa ma mai provata – trovarono la morte, in mezzo secolo d’attività, tra il 1910 e il 1961, circa sessantatremila pazienti. [gallery columns="2" link="file" size="medium" ids="7225,7226"] Un numero enorme, sebbene messo in discussione dagli storici, che ha contribuito a dare al luogo la fama di luogo maledetto e infestato da una moltitudine di fantasmi: l’ideale per trasmissioni sensazionalistiche come le americane Ghost Hunters, Ghost Adventures e Scariest Places on Earth o la britannica Most Haunted, che l’hanno scelto per ambientare tra i suoi oscuri corridoi diverse puntate, a caccia di presenze soprannaturali e fenomeni spaventosi. [caption id="attachment_7227" align="aligncenter" width="911"]a3 Il presunto fantasma di una paziente del Waverly Hills[/caption] Ma il fascino narrativo di Pandemonium – ben più profondo e coinvolgente rispetto agli pseudo-documentari a cui facevamo cenno più sopra – è anche ascrivibile con pieno riconoscimento a un illustratore, l’italiano Stefano Raffaele, che proprio attraverso le tavole di quest’opera così carica di tensione e immagini disturbanti ha consolidato una svolta artistica che l’ha reso una delle firme più interessanti e affidabili – per qualità e continuità – della bande dessinée. Grazie a Bec e Raffaele, insomma, Pandemonium non rinuncia a mettere in scena gli indicibili orrori su cui si fonda la perversa mitologia di Waverly Hills – un’infermiera impiccatasi nella camera 502 del sanatorio, le macabre operazioni al torace subite dai pazienti ammalati di tubercolosi – ma filtrandoli attraverso una verve surreale e grottesca, tipica di capisaldi cinematografici del genere horror come Shining di Stanley Kubrick, The Orphanage di Juan Antonio Bayona, Fragile: A ghost story di Jamie Balagueró, La spina del diavolo di Guillermo Del Toro e The Ward di John Carpenter. [gallery link="file" size="medium" ids="7228,7229,7230"] In occasione della pubblicazione di Pandemoniumun fumetto horror che consideriamo davvero unico nel suo genere e che siamo orgogliosi di poter proporre sotto la nostra etichetta – abbiamo pensato di scambiare qualche osservazione con Stefano Raffaele, artista che avevamo già avuto modo di incontrare quest’inverno per fargli un’interessante intervista, risultata molto gradita dal nostro pubblico. [gallery link="file" size="medium" ids="7231,7233,7239"]

Sketch e layout realizzati da Stefano Raffaele per "Pandemonium"

Raffaele, a cui si deve la spettacolare parte grafica di Prometeo, una hit della collana “Fantastica”, ci ha fornito in esclusiva sketch e layout relativi a Pandemonium. Il materiale troverà, in parte, spazio anche in appendice al volume, accanto a un’ampia postfazione di approfondimento storico, firmata da Christophe Bec, sulla leggenda maledetta di Waverly Hills. [gallery link="file" size="medium" ids="7244,7234,7240"]

Sketch e layout realizzati da Stefano Raffaele per "Pandemonium"

Mondadori Comics: In Pandemonium – che rappresenta l'inizio della tua proficua collaborazione con Christophe Bec – fai sfoggio di un tratto assai diverso da quello che ti contraddistingueva quando lavoravi per l'Italia e gli Stati Uniti. Sembra quasi che da una cifra stilistica alla Marc Silvestri tu sia passato a una che guardava http://www.mondadoricomics.it/wp-admin/themes.phpinvece a Milton Caniff o – per citare un alcuni artisti contemporanei – a David Mazzucchelli, Michael Lark e Lee Weeks. Com’è avvenuta questa mutazione? Stefano Raffaele: “Già un paio di anni prima che intraprendessi la realizzazione grafica di Pandemonium, avevo cominciato un lavoro di distacco completo dal mio stile precedente, che era adatto esclusivamente a un fumetto di genere supereroistico. L’evoluzione del mio stile di disegno l’ho ottenuta guardando e analizzando attentamente un’infinità di vecchi film classici in bianco e nero. Analisi che poi ho cercato di mettere a frutto nelle mie tavole. [gallery link="file" size="medium" ids="7242,7237,7238"]

Sketch e layout realizzati da Stefano Raffaele per "Pandemonium"

“È una mutazione ancora in corso, perché non smetto mai di cercare nuovi modi per far evolvere il mio tratto. È la parte più interessante del mio lavoro, in fondo. Mi piace pensare che tra altri dieci anni avrò uno stile completamente diverso e ancora più efficace.” MC: Pandemonium per te rappresentava una doppia sfida, visto che l'azione principale si svolge nel 1951 e ha richiesto, quindi, una certa dose di documentazione. Come hai provveduto in tal senso? [gallery link="file" size="medium" ids="7246,7248,7249"]

Sketch e layout realizzati da Stefano Raffaele per "Pandemonium"

SR: “Questo è stato abbastanza semplice. Abiti, automobili, acconciature: la ricerca ha prodotto tantissimo materiale, che poi ho inserito nella storia.

“La sfida più difficile, invece, consisteva nel rendere quel vecchio sanatorio un personaggio vero e proprio: un obiettivo cruciale nel riuscire a raccontare una storia come Pandemonium. Mi hanno aiutato in questo senso un paio di vecchi video d’epoca che ho trovato, proprio sul Waverly Hills Sanatorium. Luogo ancora oggi di un fascino incredibile e che non mi dispiacerebbe riuscire a visitare, prima o poi!” [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7250,7252"]

Sketch e layout realizzati da Stefano Raffaele per "Pandemonium"

MC: In quale modo hai interagito con Bec sul piano dello storytelling?

SR: “L’interazione col lavoro di Christophe è molto naturale. Ci siamo trovati bene a lavorare insieme fin dalla prima pagina di Pandemonium. Abbiamo gusti simili, e anche una stessa visione della narrazione a fumetti. Questo mi permette, quando leggo le sue sceneggiature, di avere immediatamente in testa la scena così come lui l’aveva immaginata.” [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7253,7254"] MC: In Pandemonium c'è, ancora più che in altri tuoi lavori, una grandissima attenzione agli sguardi e alle espressioni dei personaggi... SR: “Sì, secondo me il lavoro sugli sguardi e sulle espressioni era fondamentale. Molto spesso, in tantissime scene, disegno occhi che nella realtà non potrebbero esistere, ma che secondo me rendono alla perfezione il sentimento del personaggio. Questo fa sì, credo, che poi anche un occhio “inventato” non stoni nell’ambito di uno stile realistico.” [gallery link="file" size="medium" ids="7241,7244,7232"] MC: Sei giunto all'horror grazie alla tua opera d'esordio per il mercato francese, la peculiare zombie story Fragile. Il fumetto è un medium col quale risulta storicamente difficile incutere davvero la paura nei lettori. Tensione e pathos, sì, ma raramente un sentimento di panico. Pandemonium riesce invece benissimo in tal senso, suscitando reazioni emotive molto forti. Qual è stato il segreto tuo e di Bec? [gallery link="file" size="medium" ids="7235,7236,7245"] SR: “Per quanto riguarda il disegno, ho cercato di trasmettere angoscia al lettore in tanti modi. Dalle inquadrature, alle posture dei personaggi, al tipo di segno da impiegare, tutto era finalizzato a un unico scopo: tenere sempre altissima la tensione. Non ho usato una linea chiara, ma un bianco e nero a “macchie”, con un tratto che va dal finissimo al molto spesso. L’effetto finale, per me, è molto angosciante e particolare. Per certi versi ricorda film d’epoca in bianco e nero; per altri, lavori più moderni e crudi.” MC: C'è qualche sequenza nel graphic novel che hai avuto difficoltà a disegnare proprio perché troppo estrema e disturbante? [gallery link="file" size="medium" ids="7247,7251,7224"] SR:Pandemonium contiene alcune scene estremamente violente e pesanti. Un paio di queste, in particolare, hanno rappresentato una bella sfida per quanto riguarda la resa finale. La parte difficile era il cercare di non scadere nello splatter puro, e allo stesso tempo colpire comunque il lettore in modo diretto e senza filtri. Non posso però scendere nei dettagli, altrimenti cadrei inevitabilmente negli spoiler!” MC: Ti ringraziamo per esserti intrattenuto ancora una volta con noi, Stefano! SR: “Grazie a voi!” [gallery link="file" size="medium" ids="7221,7222,7223"]

Tavole a matita disegnate da Raffaele per "Pandemonium"

Minions – Banana!

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1-1 1-2 1-3 © Despicable Me, Minion Made and all related marks and characters are trademarks and copyrights of Universal Studios. Licensed by Universal Studios Licencing LLC. All rights Reserved. © Licensed by Universal Studios Licencing LLC, 2015 . All rights Reserved. Based on the characters from Universal Pictures and Illumination Entertainment’s 2010 animated theatrical motion picture, "Despicable Me," the 2013 animated theatrical motion picture entitled "Despicable Me 2;" and the 2015 animated theatrical motion picture release presently entitled “Minions.”

Il ferro e il fuoco – borghesia e nobiltà, trentaquattresimo volume della collana Historica

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Il trentaquattresimo volume di Historica, “Il ferro e il fuoco – borghesia e nobiltà” di Eric Stalner e Jean-Marc Stalner è in distribuzione nelle edicole, fumetterie e librerie ed on line dal 7 agosto 2015. “Il ferro e il fuoco – borghesia e nobiltà” raccoglie i 4 albi della serie “Les Fer et le feu” pubblicati da Glénat tra il 1998 e il 2001.

La Storia

Il barone Charles de Villemont è costantemente alla ricerca di soldi, al punto di sposare Mathilde e concederle il titolo in cambio di una cospicua somma di denaro. Il conte è anche a capo dei loschi traffici della sua regione e, insieme al cugino, conte di Charlant, ha commerci leciti e illeciti, finanche in armi col nemico prussiano. Intorno a loro, la Francia del XIX secolo sta cambiano, passando da una nobiltà rurale e sfaccendata a una borghesia imprenditoriale che usa i capitali per sfruttare la tecnologia del vapore e dare vita alla nascente industria. Tra intrighi di palazzo, mai troppo lontani da Parigi e dall'imperatore Napoleone III, amori non corrisposti e intendenti che dissimulano i loro veri compiti, i fratelli Stalner affrescano un “racconto in costume” che entra di diritto tra i fumetti storici meglio congegnati degli ultimi anni.

Minions – Banana!

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2-1 2-2 2-3 © Despicable Me, Minion Made and all related marks and characters are trademarks and copyrights of Universal Studios. Licensed by Universal Studios Licencing LLC. All rights Reserved. © Licensed by Universal Studios Licencing LLC, 2015 . All rights Reserved. Based on the characters from Universal Pictures and Illumination Entertainment’s 2010 animated theatrical motion picture, "Despicable Me," the 2013 animated theatrical motion picture entitled "Despicable Me 2;" and the 2015 animated theatrical motion picture release presently entitled “Minions.”

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Superfumetti

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Super! Mondadori Comics presenta la nuova collana “Superfumetti” dedicata ai personaggi creati dai più importanti autori e artisti nazionali ed internazionali come Bonvi, Stan Lee, John Romita, Jack Kirby, Silver, Schulz e molti altri… Gulp! La collana “Superfumetti” sarà composta da 20 titoli dedicati ai personaggi tra i più famosi ed celebri delle strisce disegnate. Questa collana regalerà alle vecchie e nuove generazioni le emozioni di capolavori inossidabili e farà fare un tuffo nei ricordi a tanti lettori che si sono appassionati al fumetto e ai suoi eroi. Boom! “Superfumetti” è tutta da collezionare, perciò Mondadori Comics ha pensato ad un formato e ad un prezzo esplosivi. Superfumetti” sarà distribuita con periodicità settimanale in edicola, fumetteria e libreria a partire da martedì 25 agosto 2015 in un pregiato formato brossurato, 20 cm x 27 cm, all’eccezionale prezzo di 4,90 €. [gallery link="file" size="medium" ids="7330,7331,7332,7333,7334,7337"] Presentiamo qui di seguito le prime 6 uscite della collana: VOLUME 1 - NICK CARTER il mistero dei dieci dollari di Guido De Maria e Bonvi - disponibile dal 25 Agosto 2015. VOLUME 2 - AMAZING SPIDER-MAN tutti contro il ragno! di Stan Lee e Steve Ditko - disponibile dal 1 Settembre 2015. VOLUME 3 - STURMTRUPPEN nuden alla meta di Bonvi - disponibile dall’ 8 Settembre 2015 VOLUME 4 - IRON MAN il vendicatore d’oro! di Stan Lee, Larry Lieber, Don Heck - disponibile dal 15 Settembre 2015. VOLUME 5 - LUPO ALBERTO Al lupo! Al lupo! di Silver - disponibile dal 22 Settembre 2015. VOLUME 6 - IL MITICO THOR dei e uomini! di Stan Lee e Jack Kirby - disponibile dal 29 Settembre 2015.

Bunker – Frontiere proibite, diciannovesimo volume della collana Fantastica

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Mondadori Comics presenta “Bunker – Frontiere proibite ” di Christophe Bec e Stephane Betbeder e per i disegni di Christophe Bec e Nicola Genzianella è in distribuzione nelle edicole, fumetterie e librerie dal 28 Agosto 2015. Bunker – Frontiere proibite” è il diciannovesimo titolo della collana “FANTASTICA” di Mondadori Comics: un albo cartonato di 144 pagine, in formato 21 cm x 28 cm, a colori. E’ il primo volume contenente i primi 3 volumi della serie “Bunker” editata da Dupuis tra il 2006 e il 2009.

La Storia

A più di 7000 metri, la Demarkacia è l'ultimo baluardo tra la Velikiistok e il territorio degli Ieretiks. All’interno del Bunker n°37, il soldato Aleksi Stassik esegue la scansione del lato nemico e si aspetta l'offensiva. Sopra di lui, nella montagna, un nemico molto più temibile gli tende un agguato…
“Christophe Bec e Stéphane Betbeder uniscono i loro talenti per la prima volta in questo ambizioso progetto, che unisce fantapolitica, la fantasia e l'esoterismo.” Bedetheque

Nick Carter

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“Mentre su New York calano le prime ombre della sera”: così iniziano tutte le avventure di Nick Carter. E non si poteva iniziare un’imperdibile collana di Superfumetti se non partendo proprio da Nick Carter, l’incontrastato eroe dei fumetti televisivi degli anni ‘70 prima dell’arrivo degli Ufo Robot.” SUPER_RFR-1_TESTO-4 Per offrire uno sguardo più ampio possibile sull’evoluzione del personaggio, le 19 storie di Nick Carter sono volutamente state selezionate da periodi e produzioni differenti, con stili sia grafici sia narrativi diversi. Come scriveva Oreste del Buono nel 1974, “Nick Carter nasce a fumetti prima sullo schermo televisivo che sulla pagina del giornale che lo ospiterà con grande successo. Prima per la rubrica Gulp che per il Corriere dei Ragazzi. Un fumetto extrafumetto.” SUPER_RFR-1_TESTO-5 Le prime avventure che troverete furono infatti realizzate da Bonvi e De Maria in origine per il programma televisivo. In particolare, “Il mistero dei dieci dollari”, prima avventura del detective, risale alla fine del 1969, quando venne realizzato il provino televisivo, che andò in onda solo nel 1972. I disegni di alcune delle prime storie televisive vennero poi riadattati e rimontati per la pubblicazione sui periodici Il Corriere dei Piccoli e Il Paladino, tra cui i quattro episodi riprodotti in queste pagine, ristampate per la prima volta in grande formato. SUPER_RFR-1_TESTO-10 Le undici storie che trovate successivamente sono state scelte tra le divertenti “Nick Carter Story” pubblicate sul Corriere dei Ragazzi, diventate anche episodi televisivi. Tra queste alcune storie “cult” come la Mela Idraulica, la parodia dell’Arancia Meccanica di Kubrick. Il successo di Nick Carter nasce anche dalla doppia chiave di lettura delle sue storie: i bambini non possono capire tutti i riferimenti letterari o culturali, ma si divertono comunque per le storie irresistibili. SUPER_RFR-1_TESTO-16 Infine, all’apice del successo di Supergulp!, tra il 1978 e il 1979, Mondadori fece uscire un settimanale-contenitore con lo stesso titolo, per il quale Bonvi, con un tratto più maturo, disegnò quattro esilaranti avventure che vediamo qui ristampate tutte insieme, in chiusura del volume, anche queste ristampate per la prima volta in grande albo cartonato da 128 pagine in bianco e nero dal 25 agosto in edicola, libreria e fumetteria.

Le 19 Storie contenute nel volume:

1. Il mistero dei dieci dollari 2. L’impiccato scomparso 3. Il mostro galante 4. La miniera scomparsa 5. Il King di tutti i Kong 6. La mela idraulica 7. Carter d’Arabia 8. Il topo d’albergo 9. Il mistero della cassaforte 10. Le pecore tosate 11. L’elefante in fuga 12. La spia della marna 13. Orient Express 14. Alla ricerca di Libinsong 15. Cabaret 16. Legione straniera 17. Il diamante assicurato 18. L’uomo della nebbia 19. Il delitto della stanza chiusa

Minions – Banana! è disponibile!

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© Despicable Me, Minion Made and all related marks and characters are trademarks and copyrights of Universal Studios. Licensed by Universal Studios Licencing LLC. All rights Reserved. © Licensed by Universal Studios Licencing LLC, 2015 . All rights Reserved. Based on the characters from Universal Pictures and Illumination Entertainment’s 2010 animated theatrical motion picture, "Despicable Me," the 2013 animated theatrical motion picture entitled "Despicable Me 2;" and the 2015 animated theatrical motion picture release presently entitled “Minions.”

Superfumetti: personaggi cool, storie sorprendenti, una collana di hit assolute

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Un appassionato di fumetti può oggi ritenersi molto fortunato. Non è mai esistita, infatti, un’epoca storica in cui, nell’ambito della narrativa disegnata, il rapporto tra quantità e qualità dell’offerta commerciale si sia rivelato così favorevole per i lettori. [gallery link="file" size="medium" ids="7330,7331,7332"] Oggi la possibilità di scelta è virtualmente infinita: fumetti italiani, manga nipponici, comics statunitensi, tebeos spagnoli, bande dessinée transalpina e historieta sudamericana vengono proposti nei formati più svariati, da quelli più lussuosi a quelli maggiormente economici. Anche grazie al web, il medium delle nuvolette può oggi giungere ai lettori con facilità, in tutte le sue forme e le sue accezioni: dall’ultima novità al grande classico, dal graphic novel di culto alla serialità vintage. Il negozio dell’usato, il rigattiere, l’antiquario – che in passato rappresentavano le mete di riferimento per i collezionisti in cerca di albi esauriti e storie perdute – sono stati in buona parte soppiantati dagli store virtuali e dagli archivi digitali, capaci di porre a distanza di un solo click di mouse materiale vagheggiato, magari, per un’intera vita. Eppure, mai come adesso – ed è quasi paradossale – i lettori sembrano ambire a progetti che restituiscano loro la consapevolezza di trovarsi davanti a scelte editoriali forti, che lascino intravedere la presenza di menti creative in grado di selezionare autori, personaggi e racconti per proporli e valorizzarli nel migliore dei modi. [gallery link="file" size="medium" ids="7358,7359,7360"]

"Eureka", la rivista di strip e attualità della mitica Editoriale Corno

Da questo punto di vista, gli anni Settanta sono tutt’ora considerati come un periodo d’oro. Basta pensare alla mitica Editoriale Corno, che diede vita a pubblicazioni antologiche passate alla storia: non solo la rinomata rivista “Eureka”, ma, forse ancora di più, la parallela, straordinaria collana mensile, in formato tascabile, “Eureka Pocket”ricca di firme e di character affascinanti, presentati spesso in anteprima assoluta per l’Italia – o la prestigiosa “Superfumetti in film”, dedicata al rapporto osmotico da sempre esistente tra cinema e fumetto. [gallery size="medium" link="file" ids="7361,7362,7363"]

La collana "Superfumetti in film" dell'Editoriale Corno

E strettamente legato a quella fase storica è il successo di Gulp! e SuperGulp! - Fumetti in TV, trasmissioni televisive i cui personaggi di punta gravitavano proprio nell’orbita della Corno (uno status di frequente ribadito, a quel tempo, sulle testate dell’editore milanese). Nelle nostre intenzioni, la collana “Superfumetti” il cui primo numero è disponibile da ieri nelle edicole, accanto a “TV Sorrisi e Canzoni” e a “Panorama”, mentre lo sarà, tra qualche settimana, nelle fumetterie, nelle librerie e nei negozi onlineintende proprio recuperare il “sense of wonder” col quale venivano accolte le più importanti testate antologiche (e non solo) pubblicate nell’arco di quel decennio. E vuole farlo dimostrando – anche per merito di un ampio formato teso a mettere in risalto la bellezza dei disegni e delle tavolequanto siano ancora oggi forti e cool i titoli sui quali si fondava il loro alto indice di gradimento tra i lettori. [caption id="attachment_7364" align="aligncenter" width="1024"]7 Nick Carter, Patsy e Ten © De Maria/Bonvi/Eredi Bonvicini[/caption] [caption id="attachment_7365" align="alignleft" width="227"]Una cover d'antàn de "Il Corriere dei Ragazzi" Una cover d'antàn de "Il Corriere dei Ragazzi"[/caption] Non a caso, “Superfumetti” viene inaugurata dalle divertenti avventure di Nick Carter, l’impavido detective privato che Guido De Maria e Bonvi (nome d’arte di Franco Bonvicini) crearono nel 1972 per la trasmissione Gulp!, facendolo poi approdare, subito dopo – assieme ai suoi aiutanti, il piccolo Ten e il corpulento Patsy – sulle pagine de Il Corriere dei Ragazzi, vulcanico magazine mai dimenticato dal pubblico e più volte imitato da altri editori. Il nome, la qualifica professionale e i luoghi d’azione – i vicoli e i bassifondi di New York nei primi anni del Novecento – di Nick Carter derivavano, è vero, da quelli di un popolare personaggio ideato nel 1886 dallo scrittore americano John Russell Coryell per i cosiddetti dime novel (romanzi a basso costo privi di velleità letterarie e destinati a un consumo rapido), ma le somiglianze si riducevano a questi generici particolari. [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7366,7367"]

© De Maria/Bonvi/Eredi Bonvicini

[caption id="attachment_7368" align="alignright" width="218"]11 Un numero di "Eureka Pocket" con protagoniste le Sturmtruppen[/caption] Alla seriosità del Nick Carter originale, Bonvi e De Maria opponevano, infatti, un tono umoristico, farsesco e dissacrante contraddistinto da scatenate gag visive e verbali e da tormentoni entrati a lungo a far parte del linguaggio comune italiano: “Dice il saggio…”, col quale il cinese Ten introduceva i suoi improbabili aforismi; “…E l’ultimo chiuda la porta!”, con cui Patsy sanciva l’epilogo della storia o quel: “Ebbene sì, maledetto Carter, hai vinto anche stavolta!”, pronunciato da Stanislao Moulinsky, presunto genio del crimine puntualmente smascherato dall’eroe investigatore.

121314Alcune, famosissime strip di "Sturmtruppen" © Bonvi/Eredi Bonvicini

Forte dell’esclusiva acquisita sull’opera omnia di Bonvi, Mondadori Comics proporrà all’interno di “Superfumetti” anche altri lavori di punta dell’artista emiliano. Sul terzo numerodisponibile da martedì otto settembre – faranno, difatti, la loro comparsa le tragicomiche strisce di Sturmtruppen che, quarant’anni fa, costituivano, col loro antimilitarismo tanto esilarante quanto venato di triste malinconia, uno dei piatti forti di “Eureka Pocket”. Allo stesso modo di Lupo Alberto che “Superfumetti” accoglierà sul numero 5, in uscita il 22 settembre. [gallery size="medium" link="file" ids="7333,7334,7337"] Il Lupo Alberto di Silver – attualmente sotto l’egida di Panini Comics – è uno dei personaggi umoristici più fortunati e inossidabili della storia del fumetto italiano. E, sempre dal catalogo della publishing house modenese, confluiranno all’interno della collana pure alcune storie interpretate dai supereroi più celebri del colosso statunitense Marvel. Si inizia con Spider-Man (su cui è incentrata la seconda uscita, prevista per la settimana prossima) per poi proseguire con l’invincibile Iron Man (sul numero 4, disponibile a partire dal 15 settembre) e il potente Thor (sul sesto volume, in uscita il 29 settembre). Le apparizioni dei supereroi della Casa delle Idee non punteranno semplicemente – come sarebbe facile credere – a cavalcare il successo mondiale riscosso dalle pellicole del Marvel Cinematic Universe, ma esalteranno – grazie all’ausilio di episodi scelti con estrema cura nel mare magnum della produzione classica – tanto la mitologia che lo spessore tecnico-artistico delle saghe di cui questi personaggi in costume sono protagonisti. [gallery size="medium" link="file" ids="7372,7373,7374"]

Cover originali di storie di Spider-Man e Iron Man © Marvel Entertainment Group

Nel volume dedicato a Spider-Man – solo per fare un rapido esempio – spicca la presenza de Il capitolo finale, un’avventura che viene considerata come uno dei capolavori grafici e di storytelling del grande Steve Ditko. Allo stesso modo, il dittico composto da Niente può fermare il Fenomeno! e Il nemico imbattibile! viene ancora oggi indicato in molte accademie del fumetto come uno dei massimi vertici del Marvel-style. A illustrarlo, un John Romita jr. in grado di restituire su carta, in maniera credibile e naturalistica, lo spessore, il peso e il dinamismo di personaggi di assoluta fantasia, impossibili da immaginare nel mondo reale. [gallery size="medium" link="file" ids="7375,7376,7377"] Non perdete, quindi, nessun appuntamento con “Superfumetti”: ogni numero – ciascuno dei quali accompagnato da redazionali densi di notizie, spiegazioni e curiosità – riuscirà a donarvi sempre qualche irrinunciabile sorpresa o qualche insospettabile approfondimento sul magico mondo della narrativa disegnata e sui quei personaggi che hanno contribuito a renderla un’arte irrinunciabile.

Amazing Spider-Man

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“L’amichevole Spider-Man di quartiere”, come lo chiamano affettuosamente i fan, nasce nel lontanissimo agosto del 1962 sulle pagine di Amazing Fantasy 15 dalla geniale mente di Stan Lee e dalla matita nervosa di Steve Ditko. La Marvel di Martin Goodman – magnate dell’editoria newyorkese – ha da meno di un anno ricominciato le pubblicazioni di fumetti di supereroi dopo averli lasciati in panchina per oltre un decennio. Con la collana Superfumetti in questo albo da 128 pagine tutte a colori vengono proposte sei storie che rappresentano il meglio della produzione ragnesca di tutti i tempi. Il volume contiene le riproduzioni delle copertine originali delle singole storie raccolte e colleziona storie che si snodano tra tre decenni (anni 60, 70 e 80) in modo da dare una visione completa di come è cambiato il personaggio nel corso degli anni. [gallery link="file" size="medium" ids="7384,7385,7386,7387,7388,7389"] Sono contenute storie di Stan Lee e Steve Ditko, i creatori, una storia illustrata da Jack Kirby, la “romantica” interpretazione di John Romita fino ad arrivare alla versione più cupa e moderna di Roger Stern e John Romita Jr. Tre diverse interpretazioni, tre decenni di storie per comprendere appieno uno dei più grandi e stupefacenti personaggi della storia del fumetto. Il volume è disponibile dal 1 Settembre in edicola, libreria, fumetteria ed on line.

Le 6 Storie contenute nel volume:

1. L'Uomo Ragno alle prese con la Torcia Umana! 2. Un uomo scatenato 3. Il capitolo finale 4. La fine dell'Uomo Ragno! 5. Niente può fermare il fenomeno! 6. Il nemico imbattibile

Fouché – Un uomo nella rivoluzione, trentacinquesimo volume della collana Historica

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Mondadori Comics presenta il trentacinquesimo volume di Historica, “Fouchè - Un uomo nella rivoluzione” di Max Bunker e Paolo Piffarerio è in distribuzione nelle edicole, fumetterie e librerie ed on line dal 4 Settembre 2015 a 12,99 euro.

La Storia

Nato a Nantes nel 1759, tipico figlio del Terzo stato, Fouché è un vero prototipo dell’eroe moderno. Diventato presto una delle personalità politiche più influenti del suo tempo e dotato di grandi qualità strategiche e di una sostanziale mancanza di scrupoli, ebbe la rara capacità di legarsi agli uomini forti di una scena storica e politica assai inquieta, che si spinge dai giorni della Rivoluzione francese a quelli dell’impero napoleonico e fino alla Restaurazione. La sua spregiudicatezza politica lo rese in grado di navigare le correnti tempestose e incostanti di quegli anni segnati da processi di rapida quanto radicale trasformazione del mondo. Schizzando bozzetti di rara incisività, Max Bunker e Paolo Piffarerio mettono in scena una galleria di personaggi nella tradizione dei grandi narratori grafici.
“Ognuno di noi deve prendere un volto nuovo.” Joseph Fouché

Fantastica, “Bunker”: tra gli incubi di Lovecraft e il realismo magico di Buzzati

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Il primo tomo di Bunker – intitolato Frontiere proibite – si apre offrendo ai lettori panoramiche vertiginose su una misteriosa terra di confine, la Demarkacia, situata a migliaia di metri di altitudine. Non si tratta della catena montuosa del Tibet, ma possiede vette e caratteristiche climatiche di estremo rigore che inevitabilmente la ricordano. La gelida Demarkacia rappresenta la propaggine più estrema e impenetrabile del Velikiistok, un gigantesco impero che potrebbe assomigliare a una Russia zarista dotata, però, di un potenziale bellico e tecnologico da grande potenza contemporanea, nonché di un apparato militare che può riportare alla memoria quello dell’Armata Rossa alla fine degli anni Settanta, quando l’Unione Sovietica decise di impiegare il suo esercito per invadere l’Afghanistan. [gallery link="file" size="medium" ids="7434,7435,7436"] Oltre le cime innevate e virtualmente inaccessibili dell’Ulù-Téliak – una cima corrispondente all’Everest o al K2 – si estendono gli sconosciuti territori appartenenti agli Ieretik, una popolazione considerata ostile ma di cui, tuttavia, i soldati del Velikiistok hanno assai raramente affrontato le truppe. Asserragliati in un gigantesco bunker edificato a oltre settemila metri di altezza, lo scopo della loro presenza tra i massicci e i burroni della Demarkacia sembra celare qualcos’altro. Su un fianco della montagna si apre, infatti, l’accesso a una faglia che conduce a una dimensione sconosciuta, popolata da mostruose e letali creature alle quali anche gli uomini meglio armati non possono opporre alcuna resistenza. [gallery link="file" size="medium" ids="7437,7438,7439"] La trama di Bunkerdiciannovesimo volume della collana “Fantastica”, già da alcuni giorni disponibile nelle edicole, nelle fumetterie, nelle librerie e negli store online – si fonda su un puzzle affascinante che riesce a combinare visioni ucroniche (il Velikiistok è un mondo che rimanda automaticamente a 1984 di George Orwell), scenari fantasy da incubo (una dimensione parallela che pare fuoriuscita dal film The Mist, gioiello orrorifico tratto da un racconto di Stephen King), drammi dinastici (imperi e regni in rotta di collisione, intrighi di corte), intrecci spionistici e misteri fantascientifici (presenze extraterrestri, astronavi perdute, esseri imperscutabili che indirizzano le sorti dell’umanità). Un melange unico, in cui si riesce a intravedere l’immaginario sublime e disturbante dello scrittore H.P. Lovecraft e, allo stesso tempo, il realismo magico ed esistenzialista di Dino Buzzati. Non a caso entrambi gli autori sono presenti nel volume grazie ad alcune citazioni introduttive e a diversi omaggi disseminati all’interno della storia. Solo per fare un rapido esempio, nella lingua fittizia del Velikiistok la parola “soldato” si traduce col termine “drogo”. E Giovanni Drogo è proprio il nome del protagonista de Il Deserto dei Tartari, il romanzo più noto di Buzzati. [gallery link="file" size="medium" ids="7440,7441,7442"] Da un certo punto di vista, Bunker – il cui personaggio principale è Aleksi Stassik, un drogo in possesso di un terribile potere latente in grado di radere al suolo un’intera città e di disintegrarne gli abitanti – è assimilabile, per atmosfere, mood e tematiche, a Prometeo, l’altra grande hit di “Fantastica” creata da Christophe Bec. Di Bunker Bec ha sceneggiatoin tandem con l’amico e collega Stéphane Betbeder – l’intera storyline (che si chiuderà in un volume di prossima pubblicazione dal titolo Carneficine), disegnandone anche il capitolo iniziale. Ma, assalito da una crisi di confidenza col proprio stile di disegno (così come ha avuto modo di spiegarci con assoluta sincerità nell’intervista esclusiva che gli abbiamo rivolto poche settimane fa), ha deciso di mettere da parte i suoi strumenti grafici per lasciare il posto all’italiano Nicola Genzianella. [caption id="attachment_7449" align="alignleft" width="225"]Nicola Genzianella Nicola Genzianella[/caption] Piacentino, classe 1967, Genzianella si è formato alla Scuola del Fumetto di Milano, avendo come insegnanti illustratori del calibro di Aldo Di Gennaro, Angelo Stano e Giampiero Casertano. Dal punto di vista professionale ha esordito nel 1990 sul periodico antologico “Zona X”, edito dalla Sergio Bonelli Editore. Un legame, quello col colosso milanese dell’entertainment a fumetti che – dopo alcune pubblicazioni sulla rivista “L’Intrepido” e su “Il Giornalino” delle Edizioni Paoline – si è definitivamente consolidato quando l’artista è entrato a far parte dello staff dei disegnatori di “Dampyr”, testata fantasy-orrorifica di cui è ormai una delle colonne grafiche. Bunker ha rappresentato per Genzianella un’ulteriore tappa di crescita, ponendolo a confronto con un mercato, quello transalpino, i cui format differiscono notevolmente da quelli italiani. Un’esperienza felice, coronata nel 2008 da un prestigioso riconoscimento, La Brique d’Or, assegnato – nell’ambito del Festival della Bande Dessinée di Tolosa – al secondo volume della serie come Miglior opera di fantascienza a fumetti. [gallery link="file" size="medium" ids="7420,7421,7422"]

Layout di tavola, matite e una cover di Genzianella per Bunker © Dupuis Bec/Betbeder/Genzianella

Genzianella – il cui sito personale si trova all’indirizzo www.nicolagenzianella.com – ha gentilmente accettato di intrattenersi un po’ con noi per rispondere ad alcune domande. Per l’occasione ci ha, inoltre, fornito in esclusiva tavole e sketch originali che attestano il certosino lavoro di preparazione da lui svolto per Bunker e che vanno a integrare il backstage presente in appendice al volume di “Fantastica”. Foto-Genzianella-2 Mondadori Comics: Il tuo coinvolgimento sulla serie Bunker è avvenuto a partire dal secondo capitolo, con un avvicendamento grafico tra Christophe Bec e te. Come è avvenuto il tuo ingresso sulla serie? Avevi già avuto esperienze professionali in altri mercati al di fuori di quello nazionale? Nicola Genzianella: In realtà il coinvolgimento è avvenuto per caso, nel senso che cercavano un disegnatore che proseguisse la realizzazione grafica della serie con determinate caratteristiche. Fortuna ha voluto che abbiano scelto me. Probabilmente ciò è avvenuto dopo che gli autori e gli editor della Dupuis hanno visionato i miei precedenti lavori su “Dampyr”. Fino a quel momento non avevo ancora avuto esperienze al di fuori dell’Italia [gallery link="file" size="medium" ids="7423,7424,7425"]

Tavole di Genzianella per "Bunker" © Dupuis Bec/Betbeder/Genzianella

MC: Rispetto ai tuoi contributi per la Sergio Bonelli Editore, ancora adesso la tua publishing house di riferimento, su Bunker hai dovuto adottare una nuova costruzione della tavola, passando dalle tre alle quattro strisce e ampliando il numero delle vignette per pagina. Hai avuto difficoltà in tal senso oppure hai usufruito dell’ausilio di un decoupage esterno? NG: All’inizio ho fatto un po’ fatica… Ti rendi conto da subito che è una fase iniziale, quella della costruzione della tavola, che richiede una certa dose di studio e può fare la differenza nell’equilibrio complessivo della resa artistica e della narrazione. Bisogna dare il giusto spazio alle singole vignette, seguendo comunque le indicazioni della sceneggiatura e rispettando le regole della leggibilità. Posso dire di aver fatto quasi sempre tutto da solo e, contrariamente a quanto avviene oggi, non facevo visionare a Bec i layout, ma direttamente le matite. [gallery link="file" size="medium" ids="7426,7427,7428"]

Altre tavole disegnate da Genzianella per "Bunker" © Dupuis  Bec/Betbeder/Genzianella

MC: Hai avuto libera scelta nelle inquadrature delle vignette – sempre molto dinamiche e angolate, ai limiti del vertiginoso – oppure hai seguito delle precise indicazioni da parte degli sceneggiatori? NG: Certamente la sceneggiatura fornisce delle indicazioni, ma sono io che decido il risultato finale. Se, giusto per fare un esempio, l’indicazione dello script riguarda un’inquadratura dal basso, devi farla ovviamente dal basso, ma decidi tu di quanto angolare, la luce, la disposizione dei singoli elementi e così via. MC: Tra i tuoi numi tutelari citi Aldo Capitanio, Alarico Gattia, Gino D’Antonio, Victor De La Fuente… Le loro influenze artistiche si avvertono molto in Bunker, in particolare all’interno del secondo capitolo, contraddistinto da una peculiare ambientazione mediorientale, densa di spazi e colori desertici… [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7429,7430"]

Sketch di Genzianella per "Bunker"

NG: La loro influenza si percepisce nel mio modo di disegnare quotidiano. In realtà, per quanto riguarda Bunker, il primo passo è stato quello di studiarmi a fondo il modo di disegnare di Bec, dal momento che mi era stato chiesto di continuare la sua opera. Ovviamente mettendoci del mio. Con il tempo, poi, negli album successivi, ho acquisito uno stile più definito e personale. Per le ambientazioni mi sono comunque attenuto al materiale e alle indicazioni di cui andavo in cerca e che in parte mi veniva fornito. MC: La texture dei tuoi disegni è molto curata, con tratteggi e ombreggiature di grande raffinatezza. Come procedi nella definizione di figure e volumi? Ricorri a modelli, fotografie, ecc.? [gallery link="file" columns="2" size="medium" ids="7431,7432"]

Sketch di Genzianella per "Bunker"

NG: Nel secondo album, non avendo ancora dimestichezza con i canoni della bande dessinée, ho mantenuto un’inchiostrazione più semplice, fondata su una linea più chiara, limitando il tratteggio perché pensavo non si dovesse caricare troppo la tavola. Poiché non ne ero molto soddisfatto, già a partire dal volume successivo ho dato maggiore spessore all’inchiostrazione, avvicinandomi di più, diciamo, a quella che adotto per “Dampyr”. Come sempre, ricorro a materiale fotografico (con l’ausilio di libri o di internet) e, per le figure e i modelli, anche ai vecchi e cari fotoromanzi. Ho scoperto che Bec ricorre alla mia stessa tipologia di fonti. MC: Hai contribuito, in qualche modo, alla definizione della parte cromatica oppure si tratta di un intervento esclusivamente esterno? NG: No, l’intervento è stato di pertinenza assoluta della colorista, la brava Marie-Paule Alluard. Tra l’altro, a quanto mi risulta, una colorazione fatta a mano, quindi molto naturale. MC: Bunker è situato in una dimensione ucronica, con al centro un impero che rimanda alla realtà dei Paesi dell’Europa dell’Est. Con quale criterio hai plasmato le ambientazioni e il vestiario dei personaggi? Quali riferimenti iconici hai adottato? [gallery link="file" size="medium" ids="7443,7444,7445"] NG: Anche in questo caso le indicazioni mi sono state fornite dagli sceneggiatori e, in parte, ho fatto riferimento, specialmente per le divise, al primo capitolo disegnato da Bec. È vero che ci troviamo in un universo fantastico, ma, come avete ben notato, si rifà quasi sempre a una realtà precisa, con ambienti precisi: quindi paesaggi rurali russi e dell’Europa dell’Est, per l’appunto; Marocco e Nord Africa; Medio Oriente. I costumi e i tratti somatici dei personaggi sono quelli tipici delle popolazioni che vivono alle varie latitudini in cui è ambientata la storia. Sola eccezione, le divise di stampo nazista indossate dall’alto ufficiale Velikic, l’uomo più potente di Velikiistok, dopo l’imperatore. Le uniformi militari sono quelle che avevano in dotazione i marine americani di stanza in Afghanistan e in Iraq. Fanno eccezione le sequenze che riguardano le presenze aliene e le ambientazioni nella città degli Ieretiks, dove le architetture sono state totalmente inventate. [gallery link="file" size="medium" ids="7446,7447,7448"] CB: Sei ancora oggi una delle colonne di “Dampyr”. Bec ci ha però detto che gli piacerebbe molto lavorare di nuovo con te. Quali sono i tuoi progetti futuri? NG: Effettivamente con Bec c’è stata fin da subito un’ottima intesa, ma, visti i miei prossimi impegni, al momento una nuova collaborazione con lui risulta difficile. Chissà, in futuro… Attualmente, oltre che su “Dampyr”, sono al lavoro su un progetto di Mathieu Mariolle (lo sceneggiatore de La Via della Spada) che l’editrice Casterman farà uscire a breve, nel gennaio del 2016. Ce n’è poi un altro che verrà prodotto, come Bunker, da Dupuis. Nel tempo libero, diciamo, mi sto dedicando a una serie horror, The Noise, scritta da Pietro Gandolfi e autoprodotta dalla Ora Pro Comics, un’associazione piacentina di cui faccio parte. MC: Grazie per esserti intrattenuto con noi, Nicola. NG: Grazie a voi.

Sturmtruppen

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Nelle divertenti 128 pagine in bianco e nero del volume di Sturmtruppen, disponibile in edicola, libreria e fumetteria dall’8 Settembre, non vedrete le strisce e nemmeno le tavole del celebre esercito di Bonvi, ma le “storie lunghe”, raccolte in volume e ristampate per la prima volta in assoluto dagli anni ’90. 1 Per andare incontro alle numerose richieste di riviste italiane (come Bebopalula che diresse lui stesso) e soprattutto straniere (in particolare tedesche!), Bonvi decide di creare delle storie di diverse lunghezze (dalle 2 alle 15 pagine), in formato pagina orizzontale, riassemblando e in parte ridisegnando le strip autoconclusive già da lui realizzate negli anni e che vertevano su uno stesso argomento. 2 Nella prima storia scelta per questo volume, “Nuden alla meta”, vengono riproposte alcune tra le più celebri strisce dei primi anni delle Sturmtruppen, dove i soldatini nudi marciano tranquillamente sotto gli ordini dei superiori che non riescono a trovare il modo di fermarli (non è previsto dal regolamento!). 3 Nelle pagine successive incontrerete numerosi divertenti personaggi, in particolare segnaliamo la lunga “Missionen pericolosen” in cui è coinvolto il Fiero Alleaten Galeazzo Musolesi di San Giofanni in Persiceten, unico personaggio dell’esercito di Bonvi a meritare nome e cognome. Chiude infine il volume con un altro classico bonviano: “L’arma finale del doktor Goebbels”. 4

Le 19 storie contenute nel volume:

1. NUDEN ALLA META 2. IL GIOFANE EROE 3. PANZER! 4. STORIE DI TRINCEA - LIBERA USCITEN 5. NATALEN 6. MISSIONEN PERICOLOSEN 7. MENU D'ASSALTEN 8. STURMNOVELEN 9. C'E' EIN CEKKINEN SU KUELLA MONTAGNEN 10. IL VIGLIAKKEN 11. DI' BEN SO' FANTASMEN 12. IL VIZIETTEN 13. I TOPEN GUERRAFONDAIEN 14. PRIMAVEREN 15. IL DENTE GALEOTTEN 16. TENEBRE 17. COME PIOVEVEN 18. UFFIZIALEN - L'ARMA FINALE!

Kriminal

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Cari amici lettori, siete in molti a chiedere novità circa la nuova serie dedicata a Kriminal e vi diamo risposta con un annuncio ufficiale. Kriminal non uscirà nel mese di settembre, come avevamo annunciato la scorsa primavera. L'impresa di una produzione a fumetti inedita sta impegnando molto tutti gli autori, gli artisti e il team dell'editore. Non vogliamo deludere le attese e ci teniamo a lanciare il miglior prodotto possibile, al momento giusto e con l'adeguato sostegno. Perché tutto ciò possa realizzarsi, dobbiamo prenderci del tempo in più. Il lancio subisce perciò uno slittamento. Ci dispiace del ritardo, ma siamo certi di poter garantire una migliore produzione.
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